diario di un'italiana in ghana

Io speriamo che me la cavo

Un giorno come tanti in questo Paese. Sembano tutti uguali i giorni qui, a guardarli con l’occhio di chi l’Africa non la conosce pero’. O non la vive.

Ma e’ un giorno di ordinaria sopravvivenza e… di ordinarie sorprese. E ostacoli, naturalmente.

Da stamattina all’alba il cellulare non da’ segni di vita nella connessione ad Internet – ok e’ gia’ accaduto, anche se non per tante ore, ma ogni volta vado nel panico: ho toccato qualche tasto sbagliato? Che casino avro’ fatto?

Perche’ il problema e’ che se vai in qualche negozietto dove vendono cellulari e schede tefenoniche anche se sono accreditati dalla compagnia telefonica, mica sei sicuro di risolvere il problema. Spesso, il problema lo complicano perche’ non sanno fare, ma fanno finta di…

La power bank e’ completamente off e cosi’ pure la batteria del laptop. Poi… vado in banca per aprire un conto con il ricordo di quanto mi avevano deto la volta scorsa ma… l’impegato allo sportello mi dice altro. Dunque, chiariamoci, non e’ che io ricordassi male, e’ proprio che la mano destra non sa cosa fa la sinistra!

Ora sono in un Internet point, ma solo dopo aver trovato chiuso il primo dove vado di solito. Sono qui perche’ cosi’ – mentre cerco la strada di comunicazione con il mondo (una parte del mondo) – carico anche la power bank. Ma vi assicuro che l’ansia e’ tanta. E se mentre scrivo la connessione viene a mancare? E se viene a mancare la luce?

Ok, lo so, vi sto trasmettendo stress, la sensazione che sono esaurita…

E allora vi provo che non e’ cosi’. Siamo andati ad Accra, qualche giorno fa, perche’ la’ si trova tutto e a prezzi piu’ bassi che qui. Abbiamo comprato una cucinetta da campo, quella con due fuochi soltanto. Contenti di aver risparmiato. Certo c’e’ stata la spesa del viaggio, 40 GHC in due, andare e tornare. Pero’ dovevo andare ad Accra anche per acquistare il modem per il computer, che qui – come ho gia’ detto – gira gira mi hanno solo fatto perdere tempo.

Dunque abbiamo trovato una cucinetta a un buon prezzo, 30 GHC scesi a 28. Ah, poi naturalmente abbiamo dovuto comprare il regolatore del gas. Ce n’era uno di marca italiana e poi il solito cinese. Scelgo per l’italiano ovviamente. Bene… Una volta di nuovo a Keta – tre ore di tro-tro per andare e tre ore per tornare – la sopresa: il regolatore e’ difettoso. Allora il giorno dopo ne compriamo un altro qui, stesso prezzo che a Accra, non italiano, ma funziona (e comunque il risparmio e’ gia’ perso). Poi, felici, proviamo ad accendere il fornello… Ne viene fuori una fiammata! Intanto che Yaw chiude la valvola del gas il tavolinetto fatto fare il giorno prima dal falegname locale prende fuoco. L’abbiamo salvato. Bene o male.

Non e’ finita, Yaw va per far riparare quello che pensiamo sia solo un foro che provoca la fuoriuscita del gas, ma gli dicono che ci sono da acquistare dei pezzi… Alt! Torneremo ad Accra dal bravo ragazzo che ci ha venduto il tutto al mercato e vediamo che succede. Il bravo ragazzo aveva poggiata sul suo tavolo la bibbia tradotta in un linguaggio locale. Perche’ lo dico? Solo perche’ l’ho notato.  Ma anche perche’ qui un motto “azzeccato” potrabbe essere “Prega intanto che fotti il prossimo tuo“. (Scusate la completa mancanza di signorilita’). Non e’ colpa di nessuno, dai, e’ il business. Il mercato qui e’ pieno di robaccia e beccare la cosa giusta, la meno fake, e’ una questione di probabilita’. E di buona fortuna.

Ma come ho reagito? Qualche mese fa avrei pianto, come spesso facevo la volta scorsa quando mi capitavano di queste cose. Ora rido, sorrido tra me e me e so che nulla puo’ turbarmi. (Almeno per ora…)

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