diario di un'italiana in ghana

Espatriati, la quarta categoria

In Ghana (ma anche in altre nazioni africane, secondo la mia esperienza diretta) ci sono tre categorie di espatriati.

La prima è costituita da persone che vivono qui da tempo, sono sposati con un/una ghanese (o…), lavorano, hanno dei figli. Sono persone agiate, che fanno una vita semi-europea, in case confortevoli e i figli frequentano scuole internazionali. E amici similari.

Della seconda categoria fanno parte privati businessman che cercano di fare soldi quaggiù e quelli che lavorano per imprese o aziende estere o anche multinazionali. Vivranno qui per un tempo stabilito e raccontano ad amici e parenti di trovarsi “in Africa”. Guadagnano in euro o dollari ma spendono in moneta locale. Passano il loro tempo tra il lavoro settimanale – spesso “dirigendo” e “comandando” personale locale mal pagato e considerato inferiore – e i week end tra party, festini e case al mare. Messe a disposizione dall’azienda ovviamente.

Non sanno nulla della vita reale delle persone del posto – parlo di quelle di serie B – in qualche modo le disprezzano e vi entrano in contatto il meno possibile e quando lo fanno è per la resa di servizi, come un nero si suppone debba fare.

La comunità di questi espatriati si incontra tra loro, frequenta le feste delle ambasciate e i ristoranti europei. In uno di questi – gestione italiana – una persona (tra l’altro anche simpatica) mi raccontava quanto è difficile avere a che fare con questi locali… “Sono pigri, non vogliono far niente, devi stare sempre a controllarli…”.

Mentre sorseggiavamo del vino su una terrazza all’aperto, dove il proprietario del locale aveva fissato sul parapetto tanti ventilatori (!), che i cari europei e i tanti avventori italiani non soffrano il caldo di quaggiù poverini… “Ce n’è uno in particolare che cerca sempre di nascondersi e svignarsela dal lavoro. Fa il lavapiatti e altri lavoretti, pensa gli diamo 230 ghana cedi al mese!” Che ironia, il conto quella sera è stato (3 persone) 230 ghana cedi. Come mi piacerebbe che a lui e a decine e decine di altri come lui fosse riservato un esamino prima della concessione del permesso di lavoro (altro che bribe!): un paio di mesi a 230 ghana cedi. Così, tanto per vedere come se la cavano.

Poi c’è la terza categoria: sono i cooperanti, i volontari, quello del servizio civile. Molti idealisti, che ancora credono di poter cambiare le cose; molti fanatici con le regole delle religioni o lobby di appartenenza; molti seriamente impegnati, che forse, con il tempo, cambieranno idea. A meno che da volontariato non si venga assunti dalla ONG e allora ci si adegua per conservare il lavoro.

E queste sono le categorie accertate.

Ma ce n’è una quarta. La mia. Non conosco al momento le altre persone che ne fanno parte (però sarebbe bello fare gruppo anche noi).

Ho deciso di vivere in un villaggio, uno dei più poveri e depressi del Paese (ma in un posto bellissimo); non faccio comunella con le altre categorie (la seconda soprattutto) anche se qualche volta fa bene andarci in mezzo per capire di che pasta sono fatti; nessuno mi paga e ho messo su una Guest House che ha il doppio scopo di far conoscere questa realtà (almeno chi ci viene può davvero dire a parenti e amici “sono stato in Africa”) e di darmi da vivere.

Subisco quasi ogni giorno piccole angherie di gente stupida e ignorante che vuole imbrogliarmi e sfruttare la situazione. Per giorni e giorni non vedo nessuno (tranne Yaw) e non parlo la mia lingua. Vedo come i neri trattano i neri e quanto odio, indifferenza, invidia hanno l’uno per l’altro.

Sì, sono qui anche come parte della terza categoria. Con i progetti nella Regione Ashanti. Ma più passa il tempo e più penso a che tipo di valore ha quello che facciamo. Alla reale necessità o meno di farlo. E se non è ormai giunto il momento di lasciare il loro futuro a loro stessi e alle loro capacità. Penso se non sia sprecato, ma soprattutto se stiamo continuando a fornire un alibi a questi governi che ne fregano dei loro cittadini. È tutto un magna magna e noi (forse) gli diamo una mano.

PS: Le cose che scrivo sono frutto della mia esperienza personale e di incontri e cose viste, non sentite da altri (non scrivo niente per sentito dire). Ovviamente ci sono (ci saranno) tantissime eccezioni – per fortuna – e mi piacerebbe conoscerle. 

5 risposte »

  1. Ottima analisi!
    Brava Antonella.
    Concordo al 99%, in particolar modo per quando riguarda la seconda categoria (salvo eccezioni che anche li ci sono).
    Saluti cordiali,
    Lucio

    P.S. Scrivo da Accra

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  2. Lucio, grazie per il tuo commento! Ce ne sono stati altri sul mio profilo Facebook, dove ho rilanciato questa riflessione. Se si fossero concentrati tutti qui credo che ne sarebbe venuto fuori un interessante dibattito. Grazie per aver letto e a presto.

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  3. Buongiorno, secondo me questo e’ un articolo interessante per diversi aspetti. Purtroppo pero’ ho almeno una critica da fare. Quando scrivi che sai come i neri trattano altri neri credo tu faccia un errore da categoria due. Infatti di neri nel mondo ce ne sono di tutte le culture e origini. Solo in Ghana si contano piu di 50 etnie. Mi sembra quindi riduttivo generalizzare i comportamenti nel tuo villaggio al comportamento di gente nera in assoluto. Secondo me poi, tutto il mondo e’ paese…
    Spero di non averti rovinato l’umore, di non averti offeso dandoti del tu e ti mando un cordiale saluto dalla regione nord-occidentale!

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    • Gentile Paolo, no, non mi offendo certo se ci diamo del tu. E poi: perché dovresti rovinarmi l’umore? Lo scambio di idee – costruttivo – è sempre interessante. Sì rischiare di generalizzare è sempre possibile. Io, nel pezzo che ho scritto ho specificato: VEDO come i neri trattano i neri…, parlo dunque di un’esperienza diretta, reale. Qui non c’è generalizzazione. Piuttosto, dal mio osservatorio – che è meno ristretto di quanto si pensi – sono costretta a vedere le cose senza mediazioni e senza romanticismi. Grazie per avermi letto. Ciao.

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  4. Gentile Antonella, grazie per la tua risposta! Evidentemente avevo capito male quello che intendevi e ne sono molto felice. Apprezzo anche molto il tuo atteggiamento costruttivo nella discussione. Un saluto!

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