Tutti hanno bisogno di una casa. Anche chi, come me, indirizza sempre la sua vita in modo tale da non avercela mai una casa.
Però tornare qui è sempre emozionante. Per un sacco di motivi. Perché in questa casa non mia c’è la mia vita passata (fatta di oggetti e gli oggetti sono memorie). Perché in questa casa non mia vivo la pace, la riflessione non turbata dai problemi quotidiani fatti di malattie in agguato, futuro dai contorni poco chiari e mancanza di confronto.
Perché in questa casa non mia comunque ritrovo te. Ritrovo il tuo coraggio, la tua determinazione, la tua capaità di non arrenderti. E la tua capacità di rinnovare… Rinnovare e cambiare anche il posto delle cose. Quelle cose a cui per fortuna non sono legata in modo malato e che quindi posso abbandonare quando vado via, quelle cose che – comunque – si conservano nella loro tranquilla aspettativa di esistenza. Quelle cose che – comunque – mi parlano.
Tutti hanno bisogno di una casa. Perché “a casa” riprendi fiato, ti riposi. E puoi piangere se sei stanco. Perché a casa qualcuno che ti coccola c’è sempre. Perché a casa puoi aprire il tuo cuore e dire che ti fa male. Perché a casa non sei obbligato a mostrarti forte.
La mia casa in realtà non esiste. Eppure c’è. E non è solo un luogo fisico. Sei anche tu, a cui ho pensato tutti i giorni mentre ero laggiù. Perché? Semplice: mi piace come sei, quello che dai, quello che mi hai regalato finora. Buone parole, spinte a far meglio- o semplicemente a fare (“Come faccio?” la domanda dei momenti difficili “facendo” la risposta da koan). Mi piace quando arrivi al succo delle cose e su quel succo mi ci posso scatenare a riflettere senza mai esaurirlo. Mi piace la tua mente ricca, mobile, che sa di acqua e fuoco allo stesso istante. Mi piace la sensazione di certezza e di futuro. Un futuro più in là del mio o del tuo. Mi piace il valore delle tue mani che sanno fare. Mi piace, oggi, il tuo sorriso diverso. Bello. Con un che di enigmatica distanza.
Poi ci sono le cose che non mi piacciono, ovvio. Ma quelle non le enumero perché, alla fin fine, sono meno importanti.
Tutti hanno bisogno di una casa. Non un luogo fisico. La memoria, l’affetto, l’attenzione sono assai meglio.
Categorie:diario di un'italiana in ghana
Che emozioni che trasmetti … 1 abbraccio. Nat
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