Tutti abbiamo un modo di pensare in musica.
Per me ci sono tre brani in particolare che rappresentano il mio modo di essere, di riflettere, di affrontare la vita.
Il primo è Todo Cambia della meravigliosa Mercedes Sosa. Base della saggezza buddista (manifestata in Occidente da Eraclito con il suo Panta Rei, elaborata secoli dopo su base scientifica). Tutto cambia e si trasforma. La mia vita ne è un esempio così evidente. Anche troppo.
Poi c’è Violeta Parra. Quando non ce l’ha fatta più si è suicidata. Però prima ha scritto (e cantato) Gracias a la vida. Che è poi quello che conta. Non me lo dimentico mai. Neanche nei momenti più difficili.
Tra tanti anni la voglio sentire nell’ultimo saluto che gli amici mi daranno.
Infine Bob Marley e la sua Redemption Song. Un testo un po’ schizofrenico, in cui bisogna leggere dentro. La schiavitù, la tradizione africana da riscattare, l’orgoglio e l’identità. Ma – a parte il mio karma che mi fa sentire parte di queste cose – c’è una frase che mi ha “acchiappato” e che sintetizza una battaglia che, un giorno, vincerò. “Emancipate yourselves from mental slavery. None but ourselves can free our minds” (Emancipatevi dalla schiavitù mentale. Solo noi stessi possiamo liberare le nostre menti).
Altro insegnamento buddista che mettere in pratica non è sempre facile. Perché di quanto siamo schiavi di noi stessi, della nostra mente spesso manco ci rendiamo conto. E le catene sono spesso troppo strette. Provo a liberarmi…
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