Io direi che di tanto in tanto fa bene ricordare la storia d’Africa. Perché la storia d’Africa è la storia d’Europa e, non esagero, è la storia del mondo. Visto che le moderne economie si sono sviluppate prima con il lavoro della manodopera africana (leggi schiavi), poi delle risorse del continente nero.
Un’intervista a Serge Mathias Tomondji, direttore della Rivista panafricana “Notre Afrik” sul Burkina Faso e il suo popolo – che, in soli due giorni, ha costretto alla fuga il presidente-dittatore, Blaise Compaoré – aiuta a capire qualcosa in più sulla storia di quel Paese, sull’Africa occidentale, le influenze delle ex potenze coloniali e la transizione verso il futuro.
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In molti Paesi africani i cittadini fanno fatica a esprimere il loro dissenso in un modo così estremo e deciso come è accaduto in Burkina Faso.
È vero, i cittadini africani sono rimasti apatici a lungo di fronte ad una classe dirigente pronta a tutto pur di mantenere il potere a vita e tenendo in ostaggio le reali possibilità di alternanza. Si pensava che con le Conferenze nazionali inaugurate in Benin nel ’90, i tempi dei colpi di Stato e delle manovre politiche sarebbero finiti. È proprio da allora che sono state introdotte le limitazioni dei mandati presidenziali nelle Costituzioni africane. Proprio per rompere con l’antico ordine dei partiti unici e dei presidenti a vita. Senza dubbio, l’apatia dei cittadini è dovuta anche ad un rapporto di forze che non gli è favorevole, nel momento in cui la classe politica non presenta sempre un’alternativa credibile per realizzare l’alternanza attraverso il passaggio dalle urne. Sarebbe meraviglioso se non ci fosse bisogno di alcuna sollevazione, di alcuna rivoluzione e fare agire solo la democrazia in base alle regole costituzionali. Comunque credo che niente, d’ora in avanti, sarà come prima e che i popoli, dappertutto, sapranno prendere in mano in loro destino. Tuttavia, non dimentichiamo che l’alternanza al potere ha funzionato in molti Paesi. Ne è un buon esempio il Senegal, ma anche il Benin, dove il presidente, Mathieu Kérékou, ha saputo lasciare dopo 19 anni al potere e si è andati alle urne. Ma c’è anche il Mali, con Alpha Oumar Konaré e Capo Verde, con Pedro Pires, che hanno lasciato al termine del loro mandato senza tentare di silurare la Costituzione. Oggi, tutto porta a credere che i cittadini vogliano giocare il loro ruolo di sentinelle della democrazia. In ogni caso siamo in una nuova epoca, in cui i giovani non si rassegnano alle situazioni. La nostra classe dirigente dovrà tenerne conto.
Quando sarà libera l’Africa dalla tutela e dalle politiche occidentale, comprese le Nazioni Unite?
Intelligente chi può rispondere a questa domanda… comunque non credo che la tutela di cui parla si eserciti ancora oggi così, come all’inizio dell’indipendenza, negli anni Ottanta e Novanta. Dappertutto i popoli si emancipano e sono visibili le aspirazioni al cambiamento. Inoltre, con lo sviluppo delle tecnologie, dell’informazione e della comunicazione, siamo tutti interconnessi. L’Africa non è ai margini e, malgrado le difficoltà, avanza in tutti i settori. Dopo l’ondata del processo di democratizzazione che si è diffusa in tutto il continente agli inizi degli anni Novanta e a dispetto delle difficoltà incontrate lungo la strada – come appunto gli attacchi alle Costituzioni – l’Africa sembra inaugurare, attraverso la sollevazione del Burkina Faso, una nuova era che la mette sulla rampa di lancio di un futuro democratico risanato e di grande vitalità. Ce n’è di strada da fare, ma l’Africa si emanciperà certamente dalla tutela occidentale, quando ogni nazione, ogni popolo, prenderà coscienza della sua forza e saprà creare – in una situazione di pace – la simbiosi tra le sue potenzialità, le sue ricchezze umane e le sue aspirazioni.
Qui potete leggere tutta l’intervista.
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Cara Antonella,E’ eufemistico parlare di tutela dell’occidente, sarebbe più consono usare il termine sfruttamento, anch’esso eufemistico: in Congo, per es, dove infuria la guerra civile da 20 anni, l’occidente, le ex potenze coloniali, finanziano tutte le fazioni armandole e nel mentre la popolazione locale ‘regola i conti’, loro si impossessano delle materie prime di cui il Congo è particolarmente ricco.Suppongo che questo atteggiamento occidentale sia alquanto diffuso in Africa e prima o poi sarà un boomerang, come nel vicino oriente, ahinoi! Nel frattempo subiamo l’immigrazione incontrollata.Sarebbe più lungimirante da parte dell’occidente avviare un grande piano Marshall che rilancerebbe l’Africa della cui collaborazione in futuro ne avremo bisogno, anche in termini di terreni agricoli per sopperire all’inurbamento crescente dei paesi industrializzati; inoltre ci precostituiremmo mercati per lo sbocco per le nostre merci.La Cina si sta muovendo in questa ottica con piani a lungo termine. Tralascio il tema etico perché lo considero implicito.Un caro saluto. Franco
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