In Italia ho ancora conservate decine e decine di scarpe, sandali, stivali, semplici ciabatte. Decine e decine. Arrivo al centinaio? Follia. (E non mi soffermo sugli abiti negli armadi…).
Accumulate per desideri impossibili da frenare. Mi servivano davvero tante scarpe? Alcune ancora nuove ma out of fashion. Le uso lo stesso, quando torno in Italia. Per principio.
Qui ho un paio di anfibi che mi tornano utili nella stagione delle piogge e quando giro per lavoro nei villaggi; e poi un paio di sneakers e scarpe comode per camminare lunghe distanze. Tutto già vecchiotto, un po’ rotto o sul punto di.
Ma soprattutto ho un paio di infradito che mi sono state regalate molto tempo fa da un amico brasiliano. In Italia mai usate, dimenticate, tenute come un trofeo. Qui preziose. Le uso da anni. Camminandoci ovunque. In Italia avrebbero fatto la loro parte da tempo. E da tempo sarebbero state gettate via, sostituite, Qui no. Le uso con orgoglio, così come sono. Quando non cammino scalza, che poi è quasi sempre, tanto che mi dimentico a volte che le mie infradito rosse sono comunque lì. Ancora utili, ancora preziose.
Chissà in quale modo spariranno o si ricicleranno o saranno semplicemente buttati via tutti i miei oggetti, i miei accumuli, le mie cose.
Ciò che è assolutamente strano è questo: quando ci sei dentro a quel possesso, a quelle cose, ti sembra – anzi ne sei sicuro – di non poterne fare a meno. Ma non appena cambi aria alla tua mente, allora anche loro cominciano a fluttuare. Confusi nella miriade del niente.
Da te gli uomini coltivano cinquemila rose nello stesso giardino e non trovano quello che cercano…Tuttavia, quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua.
Categorie:diario di un'italiana in ghana
Come siamo in sintonia! Io sono 12 anni che non indosso scarpe ed inorridisco solo al pensarci….forse neanche trovere la mia misura dopo 12 anni di libertà podale!
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…ecco dunque il tuo blog!
Rimaniamo in contatto anche così. Come scarpe che a volte si rincontrano.
Sandro (Ramon)
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