A volte incontri persone che ti fanno amare la vita più di quanto già la ami. Persone che hanno capito, e lasciato da parte superficiali soddisfazioni per coltivare qualcosa di più profondo.
Fiorenza è una di queste.
Lei lo spiega con una parabola buddista. Un monaco e un “allievo” si trovano su una spiaggia dove, dopo un violento temporale, sono arenati (e boccheggianti) centinaia e centinaia di pesci. Il monaco ne raccoglie uno e lo riporta in mare. Allora l’”allievo” chiede: che senso ha salvarne uno? Sono centinaia e centinaia. E lui, tranquillo, ne solleva un altro e prima di lanciarlo in mare aperto, risponde: per lui ha senso.
Sì ha senso salvare una vita soltanto. Quella vita, quella sola vita è preziosa.
Fiorenza salva i gatti. Li salva dalla morte per malattie, denutrizione e… caccia. Sì perché qui in Ghana i gatti sono considerati una prelibatezza. Da mangiare nei giorni festa.
Fiorenza vive in Ghana da 12 anni. Non si contano le delusioni, le esperienze – negative, positive, tutto va bene, tutto insegna, tutto serve -. Lei ha dato spazio al cuore, alla passione per queste creature mistiche.
Controcorrente – e controcultura – ha aperto un Sanctuary per gatti. Non poteva scegliere un nome più adatto. Un Santuario è un rifugio, un luogo protetto, un luogo d’amore e pace.
Nel suo Santuario – a Kasoa sulla strada per Cape Coast – di micini ce ne sono al momento 35. Raccolti per strada, curati, accuditi. Due pasti a giorno, il veterinario ogni volta che serve e tanto affetto. Non facile da sostenere economicamente.
Qualche volta c’è chi fa piccole donazioni. Molto più spesso qualcuno (espatriato) lascia il Paese e anche il gatto. Non è raro che qualche locale bussi al suo cancello e le chieda se ha un buon gatto da vendere. Lei prova a spiegare che i gatti li protegge da quelli che li mangiano, li maltrattano, li abbandonano.
La guardano come a dire: questa è matta. Ma che importa? Mi ha colpito, appunto, anche la sua incapacità di giudicare: mangiare i gatti appartiene alla loro cultura… È vero. Dopotutto c’è chi ritiene immorale o assurdo mangiare vacche o maiali…
Fiorenza i suoi amici/mici li chiama tutti per nome, ovviamente. E si rivolge a loro nella sua lingua materna, il triestino. Non mi stupisce. Con chi ami usi, o vorresti usare, la lingua del cuore. Loro la capiscono – giuro – e sono grati. Non vedo l’ora di ritornare nel suo Santuario: silenzio, colori di alberi di ogni tipo, profumo di fiori… ma soprattutto loro, questi stupendi gatti fortunati.
Chi ha uno scopo nella vita è una persona felice, ricorda il mio maestro, Daisaku Ikeda.
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