Quando sono in Ghana ogni giorno devo domandarmi in che mese dell’anno ci troviamo.
Ambientarsi è spesso – per me – più una questione di ” quando “, di tempo, che di luogo. Nel luogo non mi perdo, riesco a trattenere me stessa, so sempre chi sono.
Ma il tempo mi crea confusione. È un disorientamento fantastico, sì, ha a che fare con la fantasia. Posso usare fantasia e memoria per andare e tornare, per esserci e per nascondermi. Per re-immaginare il passato o volare nel futuro.
È un presente magico quello che a volte vivo qui. Il clima, l’alternanza delle stagioni nascono con l’individuo, si sviluppano, prendono forma e coscienza con la crescita. Diventano parte della sua storia, delle sue percezioni, delle sue reazioni.
Io non sono in questo “tempo”, in questo tempo e stagioni ghanesi. Non è il tempo che per nascita mi appartiene. La mia mente non ne ha memoria, e così anche il mio corpo.
È per questo che quando sono qui, vivo un tempo diverso, nuovo. Un tempo che è qualsiasi tempo, assoluto e da costruire. Da rimodulare ogni volta. Un tempo bello che mi consente di essere ovunque e quando voglio. Un tempo da allargare, o anche da restringere, un tempo infinito.
Presente, passato e futuro nello stesso istante.
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