diario di un'italiana in ghana

Quando morirò ricordate chi ero

In Ghana la morte è più importante della vita. Anzi, per dirla in modo più giusto, i funerali sono il momento più importante della vita di un individuo. Più importante del matrimonio, del battesimo, persino della nascita.

No, non è un’iperbole. Quando nasci qui non è scontata una festa, non è scontata neanche la gioia se i tuoi genitori sono poveri in canna o il padre è già sparito o ti hanno preceduto già in 5,6,7 e più.

Ma quando muori, allora sì che fai i conti con chi sei stato.

Chi e cosa sei stato si misura dal numero dei partecipanti al funerale – che minimo dura tre giorni. Si misura dalle offerte raccolte tra i partecipanti – è in questo modo che, di solito, i parenti pagano il funerale, il cibo e da bere, che vengono distribuiti tra i presenti. Quello che rimane – che si spera e si fa di tutto perché rimanga – resta alla famiglia del defunto.

Se sei stato un buon padre o una buona madre, una persona gentile o disonesta, un essere positivo o malvagio passa in secondo piano. Quello che conta di più è il numero dei presenti, la ricchezza dei loro vestiti da cerimonia (che qui sono molto curati e bellissimi) e delle stoffe con cui sono fatti. Quello che conta è che ci sia musica – di solito a decibel insostenibili – o altri intrattenimenti – chi sa elogiare il defunto, chi danza, chi… corteggia. Essì, anche perché qui i funerali sono il luogo e l’evento migliore per intrecciare relazioni, spesso extraconiugali.

Non è per dissacrare una secolare tradizione. Questi funerali sono anche il modo per le famiglie di ritrovarsi e per rinnovare riti e tradizione, appunto. Non dissacro, le cose che dico le sanno tutti – tutti i ghanesi – anche se non tutti le dicono.

I funerali sono anche espressione culturale e artistica. Negli anni, infatti, si è sviluppata la scuola dei falegnami che realizzano bare che sono vere e proprie opere d’arte. Se, infatti, poter ordinare o scegliere un feretro di lusso è un elemento importantissimo in alcuni funerali (di persone di una certa categoria sociale) la scelta di una bara personalizzata è ancora più particolare.

Alcuni esempi sono custoditi nell’Artists Alliance Gallery ad Accra . Bare a forma di pesce per chi in vita è stato pescatore, a forma sacco di farina per un panettiere, a forma di bus per un autista, di scarpetta da ginnastica per chi era appassionato di corsa, di aquila per… non so.

E per chi vola ancora più in alto ci sono i lavori di Paa Joe, un’autorità in questo campo. Uno degli ultimi è una perfetta macchina fotografica. Scommetto che la Nikon manco lo ha pagato per questa sponsorizzazione gratuita e che passerà persino dalla breccia che porta all’aldilà.

Chi vuole può cominciare a pensarci, alla bara più adatta per sé. Chè il tempo è breve.

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nikon

[Foto di ©Antonella Sinopoli tranne la Nikon tratta dalla pagina Facebook di Paa Joe]

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