culture

Parlare e non riuscire a dire

C’è qualcosa che va oltre le parole. Si chiama conoscenza. Si chiama cultura. Si chiama condivisione. Qui in Africa mi è molto chiaro. Anche parlare con qualcuno a te molto vicino comporta il disagio di non riconoscersi. Parlare, parlare e non riuscire a dire…

La lingua è solo uno strumento per comunicare cose, situazioni, eventi. Ma per comunicare i sentimenti, le emozioni e la storia, la propria storia, c’è bisogno di altro che la lingua. C’è bisogno della cultura. Che non è sapere. C’è bisogno di quella cultura data da substrati profondi che si trasmettono di generazione in generazione, di quella cultura fatta di gesti noti anche se non spiegati, di quella cultura fatta di esperienze che sono collettive se non proprio le tue.

Qui tutto questo non c’è. Non posso averlo. Parlo, ma spesso non sappiamo di cosa. Ci esprimiamo, certo, e diciamo frasi e facciamo anche progetti ma… non è la stessa cosa.

Il linguaggio non è nelle parole, e non è nella lingua. È per questo che se parli inglese – per esempio – con un madre lingua di Londra è più facile intendersi che quando lo parli con un ghanese. Per quanto il ghanese possa condividere la tua vita e il londinese non ti conosca nemmeno. O se parli anche con un norvegese in inglese hai più possibilità di “sentire” che sa quello che dici. Perfetto o imperfetto che sia il tuo inglese.

Qui no. Qui le storie non sono le tue, così come le esperienze. E così ti affidi alle parole e speri che possano trovare una strada. E che sia quella giusta.

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