Provate a dirmelo che in Africa si lavora poco e gli africani sono (quasi) tutti pigri e indolenti. Provate a fare il verso a Donald Trump che, ci scommetto, in Africa o non ci è mai stato oppure ha fatto il bravo turista in tenuta coloniale.
Certo potrei darvi ragione su una certa umanità maschile – non ci sono poi così tante differenze con l’Occidente – che se ne sta a bighellonare buona parte del tempo, che campa sulle spalle delle donne della famiglia e/o che preferisce riempirsi di apetesi (o similare) piuttosto che di cibo. Ma – e qui vi stupirò – queste sono eccezioni.
In Africa ci si fa il culo. Sveglie all’alba, giornate di lavoro che non hanno orari e – soprattutto – obiettivi da raggiungere.
Alla fin fine, quello che accomuna chi vive un villaggio e chi vive in città con un impiego – magari in una grande azienda – è proprio il tempo dedicato al lavoro.
Il tempo per arrivarci, per esempio, sul luogo di lavoro, viaggiando, se non hai la macchina, in tro-tro scassati, antigienici e insicuri; il tempo dedicato al lavoro – ore e ore sotto il sole nelle campagne o nei mercati, oppure negli uffici, ci sono aziende dove i turni sono anche di 14 ore; infine, il tempo di raggiungere l’obiettivo: assicurarsi (e assicurare alla famiglia) un futuro più sereno, con più soldi e – magari – con più tempo.
È un posto dove si suda, questo continente. Si suda anche se lavori in ambienti con aria condizionata. Si suda per tenerselo stretto il lavoro, per ottenerne più benefici possibili, per spremerlo fino all’osso.
Suda la donna che prima di andare al mercato – dove suderà tutto il giorno – è andata a prendere l’acqua al pozzo pensando a quello che dovrà escogitare per la giornata perché i suoi sforzi non vadano a vuoto. Suda l’imprenditore che deve fare i conti con le carenze strutturali del territorio e la strafottenza di governi che pensano agli affari loro. Suda la manovalanza, che deve mettere insieme quel che basta. Sudano i professionisti che devono dimostrare quel che valgono in ogni momento.
Qui non incontri gente che passeggia, incontri gente che si muove con gran fretta. Non incroci amici che si fermano a fare due chiacchiere, di solito ci si scambia saluti rapidi. Non vedi facce rilassate e pronte ad aprirsi al sorriso (se ti è capitato, quelli sono i turisti).
No, l’Africa non è per persone pigre. Non ce n’è il tempo. A meno che non sei ricco, fannullone e privo di motivazioni- bianco o nero non importa. Quelli sì che possono permettersi di rispondere ai canoni dei luoghi comuni.
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