Poi magari mi toccherà – a me, ma anche agli espatriati, italiani e non e ai ghanesi tutti – ringraziare l’Italia e l’ENI se avremo finalmente l’accesso alla corrente elettrica come si conviene a un qualunque Paese in questo secolo.
Essì, perché magari non ci piace Renzi e sappiamo bene che in Ghana qualche mese fa ci è venuto per sponsorizzare la nostra multinazionale, ma se questo può portare un beneficio alla popolazione – e non solo all’ENI – proprio non ci dispiace. (Poi chissà… anni d’Africa e di osservazione di queste dinamiche rendono ancora più scettici e diffidenti di quanto già si è…).
Fatto sta che il Governo ghanese dall’accordo con l’ENI che prevede lo sfruttamento del giacimento offshore nell’area di Takoradi – Sankofa – ha già ottenuto dei vantaggi. La Banca Mondiale ha annunciato un finanziamento di 500 mln di dollari al Governo ghanese, come forma di garanzia per il rischio dell’investimento ma considerando – e quindi in vista – della percentuale di guadagno proveniente dalla vendita di gas e petrolio.
Ma quello che soprattutto interessa noi tutti abituati al dumsor, è che il progetto affidato all’ENI dovrebbe garantire la produzione di 1.000 megawatt di energia.
Aspettiamo per vedere. Intanto la gente continua a rimanere – spesso – al buio e molte aziende (anche italiane) hanno chiuso, cambiato Paese o messo una pietra sopra l’Africa.
Ah, che cos’è il dumsor? Letteralmente – in una delle lingue locali – significa off and on. Corrente sì, corrente no. Per capire che vuol dire vivere e lavorare costantemente con questo sistema basta trasferirsi per qualche tempo quaggiù.
Intanto questo lavoro di Al Jazeera rende l’idea. Buona lettura. (ENI, aiutaci tu).

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