Vivere sull’acqua. Nel mondo, di villaggi costruiti in ambiente lacustre ce ne sono migliaia.
Qui vi presento quello attraversato nel mio viaggio in Benin, quando invece di usare mezzi su gomma abbiamo deciso di passare attraverso il lago Nokoué per andare da Porto Novo a Ouidah.
Durante il tragitto si incontra di tutto, si incontrano storie e vite. Gente che riposa nelle capanne sull’acqua dopo un giorno di fatica cominciato all’alba, gente che trasporta petrolio nel commercio clandestino (e che sarebbe dunque illegale) tra la Nigeria e il Benin, donne che vendono tè, caffè, porridge e similari nel loro bar fatto di una lunga barchetta scavata da mani sapienti. E si incontrano – naturalmente – pescatori. E viaggiatori come noi.
E poi i villaggi. Come il famoso Ganvié, chiamato anche Venezia d’Africa. Pare che ci vivano circa 20.000 abitanti. Lì, costruito su palafitte – persino edifici in muratura – ci sono scuole, ospedali, centri di ritrovo, chiese e moschee e anche un albergo. E la modernità spicca con alti pannelli solari che sostituiscono la scarsità di elettricità.
Il villaggio si è sviluppato nel XVIII secolo come fuga e resistenza alla tratta degli schiavi, che in Benin è stata massiccia. Come fuga e resistenza ai raid dei loro stessi re che li avrebbero poi venduti ai mercanti dell’Occidente.
Anche oggi Ganvié resiste. Alla noncuranza di leader politici e amministratori e alle intemperie che cambiano ogni giorno il paesaggio, le cose e – anche – le persone.
Vi propongo una selezione di foto e poi un breve video girato durante questo viaggio favoloso. Giornata di cielo coperto, ma di belle emozioni, comunque.
Vi è venuta voglia di andarci? Possiamo organizzarvi il viaggio.
E magari vi portiamo prima a conoscere il “nostro” Nzulezu, villaggio sull’acqua qui in Ghana. Tra l’altro candidato a diventare patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO per il suo valore antropologico.
[Le foto sono di Antonella Sinopoli (che poi sono io 😉]
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