Ho sposato una scimmia, un nero insomma. Succedono anche cose come questa nella vita. Io in realtà che fosse nero non lo notavo. Non più di quanto notassi che io fossi bianca.
Poi però c’è sempre il bambino con il dito puntato (mi ricordo che anche mio fratello lo fece una volta quando eravamo piccoli, in un autobus dove viaggiava anche un africano) che urla: “mamma, ma quello è nero!“. A me non lo urlano – anche perché di solito gli africani esprimono meno apertamente il proprio pensiero. Però, che sono bianca me lo fanno notare, in tanti modi. Con malizia o con arroganza, con crudeltà o furbizia. I modi sono tanti, dicevo, di solito sottili, non come noi che urliamo ai quattro venti: “Mamma, ma quello è nero!“.
Era per dire che tutti noi siamo diversi non appena lasciamo il nostro focolare sicuro. E diventiamo altri.
Ma torniamo alla scimmia. Lui – mio marito – lo sa di essere una scimmia. Se non altro perché su questo ha una grande ironia e ogni tanto dice “Ma cosa dicono i tuoi del fatto che hai sposato una scimmia?” oppure – riferendosi ad alcuni ospiti della nostra struttura – “preferiscono parlare con te che con questa scimmia” o ancora “se non ci sei pensano che quando qui c’è solo la scimmia possono fare quello che vogliono“.
Io non so perché parli così – e, intendiamoci lo fa sempre ridendo di cuore. Non mi sono mai sognata di dirgli che in Italia c’è davvero chi li definisce così (o forse lo sa?). Nè che ci sono care vecchiette che aumentano la dose di odio razziale con un bel “meglio incivili che avere le scimmie“.
Secondo me è che è difficile cancellare quel complesso di inferiorità inculcato e costruito ad hoc da secoli di dominazione europea e araba. Alla fine tutto si amalgama in quello che si chiama DNA e ci forma non solo nell’aspetto, ma nel modo di essere, di vivere, persino di esprimerci (che avrà nel DNA la signora Elena e quelli come lei? – seguite il link di “care vecchiette“).
Questo complesso di inferiorità, costruito ad arte, è espresso oggi nella vita quotidiana, come in quella formula ghanese (ma non si usa solo qui) che spesso si sente ripetere: If it is white it is right – se è bianco va bene, è esatto, è giusto.
E no, niente affatto. Perché quella scimmia, che è mio marito – non perché lo dici tu signora Elena, ma perché lui ci si diverte con la vostra ignoranza – è una persona eccezionale. Lui in Europa non ci vuole venire, o meglio dice che non vale la pena rischiare la vita per questo.
Certo, lui non è perseguitato politico, non subisce torture, non rischia di morire per mano delle armi che noi vendiamo a governi legittimi e/o ribelli (almeno non per il momento, perché qui in Africa le cose cambiano molto più velocemente che in Europa) e non patisce la fame. O meglio l’ha patita – e a volte succede ancora – quando non c’è lavoro.
Ma per pagarsi gli studi si alzava all’alba per andare a vendere le frittelle preparate dalla madre, scaricava le merci nei porti, ma guardava al turismo. A questi bianchi ricchi – perché chi può permettersi un viaggio in Africa è di sicuro più ricco di chi deve tentare la strada del deserto (anche perché accedere a un visto da queste parti, è come vincere alla lotteria). Ed è riuscito a trovare modi per sopravvivere, e la sua strada, coerentemente con sè stesso e con quello che la vita nella sua parte di Africa gli offriva.
Questa scimmia è così onesta che quando parla di politica – povera me, che sono il suo uditorio privilegiato 🙂 – si lancia in critiche feroci verso i leader africani, in primis i suoi leader, che affamano la gente o frenano lo sviluppo, per velleità personali. Non giudica l’Europa.
Lui che ha studiato meno di noi, conosce alcuni aspetti della storia dell’Africa meglio di me, della signora Elena e di quelli come lei che dicono che Mandela era un terrorista perché uccideva i bianchi (?). Le consiglio – visto che pare non l’abbia mai fatto – di leggere qualcosa sul massacro di Sharpeville o – una ventina di anni dopo – sugli scontri di Soweto, tanto per farsi un’idea di chi siano i terroristi. Questo, giusto per restare in Sud Africa.
Poi, ci sono i terroristi della CIA, che hanno eliminato quelle scimmie, come Patrice Lumumba (Repubblica Democratica del Congo) o Tomas Sankara (Burkina Faso) che avevano avuto l’ardire di alzare la testa, denunciare l’Occidente e voler governare i loro Paesi senza interferenze. Sono esempi eclatanti, quelli non eclatanti riguardano alcuni leader africani al potere, compiacenti nei confronti dell’Occidente e sostenuti dai nostri Paesi che, grazie a questo, continueranno a fare i dittatori e a morire nel proprio letto. Non come Lumumba e Sankara.
C’è ancora chi pensa che gli africani abbiano un quoziente di intelligenza più basso. Gli africani, gli africani tutti! Beh, vi informo – anche se nell’ignoranza spesso si naviga meglio – che l’Africa è terra di scienziati, anche se molti preferiscono non saperlo.
Questa è una lista in cui compare anche l’Africa Sub-Sahariana, purtroppo molto, molto approssimativa e incompleta. Per esempio, manca totalmente il Ghana e allora cito – per esempio – colui che ha dato il nome all’Allotey Formalism (non chiedetemi di spiegarlo, che non riesco).
Il problema non è che chi nasce in Africa è più stupido. Il problema è che chi nasce in certe condizioni in Africa ha meno opportunità di sviluppare talenti e qualità. Perché, lo dico per chi non lo sa, l’intelligenza non è un dono acquisito in modo soprannaturale, ma si sviluppa e si stimola. Ed è soprattutto la capacità di risolvere e sopravvivere a situazioni nuove e agenti esterni inaspettati.
Io dico che se gli africani hanno resistito – e continuano a farlo – alle tratte degli europei e degli arabi, al clima, alle guerre per il possesso di beni e risorse – spediti in Occidente – e persino al pregiudizio nei loro confronti, forse un po’ di intelligenza ce l’hanno pure loro. O forse di più. O forse, semplicemente, diversa.
Le scimmie sono belle, e agli scimpanzè siamo simili nel DNA al 99%, ma non ci piacciono. Forse perché, sotto sotto, non ci piace l’essere umano.
Sono stupidi, ignoranti, brutti e sporchi e pure malati? Ma perché diavolo ci piacciono quando dobbiamo farci affari e sostenere il nostro benessere? (Per chi quest’ultima frase non l’ha capita, pazienza, vuol dire che manca informazione, conoscenza e voglia di andare oltre la propria presunta superiorità).
[Da notare: i link che ho inserito – tranne proprio quando non era possibile – rimandano a pagine in italiano, perché temo che in Italia poche delle persone che chiamano scimmie gli africani conoscano altra lingua che il loro dialetto e, qualche volta, l’italiano]
Categorie:diario di un'italiana in ghana
Bell’articolo.
Vedi Antonella, quei poveretti che con discorsi, sguardi, atteggiamenti, espressioni da trogloditi e gesti da energumeni esprimono il loro pensiero (ma sono capaci di pensare?) nei riguardi degli africani (ma cosa ne sanno dell’Africa e degli africani?), mi fanno semplicemente pena.
Poveri i loro figli. Che tristezza provo a sapere che quei bambini hanno dei genitori simili.
Però li ringrazio. Si, perché grazie a loro mi rendo conto di quanto, io, mia moglie africana, i nostri famigliari italiani e africani, i nostri amici italiani e africani siamo stati baciati dalla fortuna poiché non siamo di quella razza. Si perché tali esseri non li considerò appartenenti alla razza umana ma a quella suina.
Non per niente sono definiti “pigs” dagli africani, ma non lo sanno, poveretti :-)))
Tali esseri vanno ignorati, evitati, guardati dall’alto in basso, derisi e compatiti!
Sono comunque una minoranza. Con i loro grugniti non rappresentano gli europei la cui stragrande maggioranza, silenziosa, non è così.
Ho buttato giù di getto queste righe, sgrammaticate e ruspanti ma spero chiare.
Saluti e buon weekend a te a tuo marito.
Lucio
Ps: Se reputi questo mio commento inadatto per il blog cancellalo pure 😉
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Purtropo ti masacrerano di offese ogni volta quando esci fuori dalla casa finche non abandoni la citta.Ho visto tante volte qui a Mantova.Dopo 2-3 mesi quele copie spariscono dalla citta
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Io ho deciso di vivere in Africa, che da molti punti di vista è meglio.
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