L’ignoranza rende stupidi, si sa. Ed è contagiosa anche. Quando poi si è ignoranti e razzisti il danno è maggiore.
Mi fa rabbia sentire discorsi giustificati dalla mancanza di conoscenza – degli eventi dei nostri giorni, della storia, delle leggi. Giustificati dal razzismo, giustificati dall’abitudine al benessere di cui non conosciamo – o non vogliamo conoscere – le radici e la provenienza.
“In casa nostra non li vogliamo” mi suona addirittura meglio di quel “Aiutiamoli a casa loro” che mi fa incazzare più di tutti. Mi sa tanto di… continuiamo a fare i danni che abbiamo fatto finora. Io, piuttosto li lascerei stare a casa loro.
Li lascerei stare a casa loro liberi e indipendenti.
Liberi e indipendenti da aiuti barattati a peso d’oro – il peso delle mille risorse del continente africano. O anche il peso dell’aderenza a religioni e stili di vita di importazione. Liberi e indipendenti dai nostri controlli sulle loro politiche. Soprattutto quelle monetarie.
Liberi e indipendenti dagli interventi militari su conflitti scatenati dal dominio sulle ricchezze dei territori. Liberi e indipendenti di scegliere le proprie democrazie (o forse i propri dittatori). E liberi e indipendenti di viaggiare. Di esplorare il mondo. Di costruirsi un’esistenza in qualunque parte del mondo gli piaccia. Proprio come a tutti noi che vogliamo respingerli o aiutarli a casa loro, è concesso.
Ma no, noi non li vogliamo e non vogliamo che si muovano da quell’immenso continente che è l’Africa, che per milioni di persone rappresenta una prigione. Però vogliamo andare lì. Certo, noi ne abbiamo tutto il diritto. Per vacanza, avventura, rifarci una vita, investire in un qualsivoglia business, sfruttare il territorio. Noi sì che ne abbiamo il diritto. Ce lo insegna la storia. Ce lo garantisce il nostro passaporto.
Perché – se c’è ancora qualcuno che non lo sa – il passaporto è un’arma di potere. E un mezzo di controllo e di violenza delle nazioni europee.
Se sei finlandese, svedese, inglese hai accesso a 173 Paesi al mondo. Se sei italiano a 171. Se sei ghanese a 61. E se sei nato in Afghanistan a 28.
Voi che non avete mai frequentato un’Ambasciata in un Paese estero venite a vedere le file, informatevi sui documenti da preparare, sulle garanzie da assicurare, sulle limitazioni e verificate quanti rifiuti la richiesta del visto riceverà.
A voi che è concesso viaggiare, scegliere, andare e tornare quando volete non è dato conoscere lo strazio del provare e riprovare. Non vi è dato conoscere l’umiliazione del rifiuto. E neanche la rabbia di vedere i vostri Paesi occupati, mentre a voi magari rimane solo la speranza del deserto e del gommone.
Si sente dire: visto che pagano i trafficanti i soldi ce li hanno. Ma qualcuno si chiede se preferirebbero viaggiare come esseri umani al pari di noi? E qualcuno si fa una semplice domanda? Perché io ho il diritto di viaggiare o di farmi una vita altrove e gli africani no?
Quest’anno, per la prima volta, gli italiani all’estero hanno superato il numero degli stranieri in Italia. E questi sono solo i dati ufficiali, poiché molti italiani non risultano iscritti all’AIRE. E sono anche immigrati irregolari, se il discrimine è partire con già un lavoro in tasca nel Paese dove si sta andando. Però, sì certo, noi possiamo. Ne abbiamo il diritto. Siamo sempre in regola. Gli altri no. Gli altri sono clandestini. Soprattutto i neri, accidenti alla negrofobia…
Eppure, guardate qui, le comunità straniere maggiormente presenti nel nostro Paese non sono le comunità africane.
E sì, brutta malattia la negrofobia
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