Quest’anno è andata così, per pochi giorni mi perderò le elezioni in Ghana, tornerò quando i giochi saranno fatti. E vedrò che futuro ci attende.
In compenso mi sono vissuta il referendum italiano e il dramma di un dibattito, spesso incivile e poco costruttivo, e perlopiù gestito sui social. Dunque con il singhiozzo, l’afasia, la balbuzie tipica di questi strumenti. Tipica quando non si ha niente da dire (o non si è all’altezza) ma si vuole essere presenti a tutti i costi nel dialogo del nulla. E spesso di abuso dei social o di interviste televisive manovrate o inconcludenti fanno man bassa anche i nostri esponenti politici.
Non che in Ghana non si litighi e ci si azzuffi per la politica (o meglio, per i candidati e i vantaggi che dall’elezione dell’uno o dell’altro potrebbero derivare), no di certo. Ma il tempo dei social in Ghana è per fortuna più breve, rapido, immediato e – soprattutto – secondario e di sfondo rispetto alle discussioni faccia a faccia. All’incontro e persino al comizio di piazza – da noi abbastanza superato. Altro che teatri e luoghi chiusi e controllati agli ingressi. E dove magari se qualcuno non ti garba puoi serve farlo allontanare dalla sicurezza…
Qui ho selezionato due video girati negli ultimi giorni in Ghana. Uno riguarda la campagna del presidente uscente John Mahama a Kumasi, capitale della Regione Ashanti, l’altro il recente comizio nella Regione del Volta, del candidato oppositore, Nana Akufo Addo, che dopo aver perso nel 2008 e poi per pochi punti percentuali nel 2012, ci riprova di nuovo.
E mi è piaciuta anche una trasmissione come quella che potete guardare anche voi cliccando sulla foto in basso, un confronto – documenti alla mano – tra i due candidati più probabili alla vittoria (Mahama e Akufo-Addo, appunto). Non voce alta, furbizie e accuse reciproche (come spesso accade nelle nostre trasmissioni), ma una chiara e sana esposizione dei fatti. Della serie: questo è quanto, scegliete voi.
Queste elezioni ghanesi mi mancheranno. Ma le guardo da vicino e mi preparo al meglio (spero).
Intanto vi lascio con alcune foto. Delle precedenti elezioni, quando c’ero e da un remoto villaggio della Regione Ashanti toccavo con mano la democrazia ghanese. Che, a dirla tutta, è un simbolo dell’intera Africa sub-sahariana. Un simbolo sì, che per fortuna però sta perdendo questa sorta di unicità.
Vedi le elezioni in Nigeria lo scorso anno, quando Jonathan Luck riconobbe senza problemi la vittoria dell’avversario, Muhammadu Buhari. O quelle recentissime in Gambia, dove Yahya Jammeh, al potere da 22 anni ha riconosciuto la sconfitta e telefonato per congratularsi al candidato Adama Barrow che firmerà a breve come nuovo presidente.
Tutto questo, e in entrambi i casi, ribaltando le previsioni degli analisti e della stampa internazionale. No, l’Africa insegna che qui non ci sono solo guerre e conflitti tribali e meno che mai selvaggi pronti a scannarsi alla prima occasione…

Foto di Antonella Sinopoli

Foto di Antonella Sinopoli

Foto di Antonella Sinopoli
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