E si (ri)parte. Valigie dove non entra mai niente e amici e storie che non vorresti mai lasciare.
Ma che devo fare? Proprio non ce la faccio a pensare: qui è per sempre. Quale sempre? Accidenti che parola inutile e priva di futuro. Perché il sempre, si sa, non esiste.
Mi appartengo, ed è l’unica cosa certa. Ma non appartengo. Seppure ho angoli di sensazioni certe.
Di sicuro a Napoli c’è il cuore. E di sicuro se penso a Cosenza penso a radici. E seppure sono nata a Milano non la desidero e non l’ho mai desiderata. Ma mi ha visto nascere. È stata la mia opportunità. Di vivere. La cosa più bella che possa capitarci. A prescindere (come diceva Totò). E poi Bologna. E penso ai miei studi, alla crescita, alla cultura, ovvio. Nel senso di “coltivare“.
E ora questo Ghana, che è venuto fuori dopo altri giri che non sto qui ad elencare.
Ora vado, (ri)torno. Ma con la libertà di sempre. Perché mica ho voglia di star lì ad aspettare…
Ho trovato un’immagine che mi rappresenta. Un albero. Un alberto pieno di radici piantate nel vuoto. Ma ramificate in tante. E che sta un po’ qua e un po là. Qualche volta con sforzo, qualche volta con grasse risate.
Non è breve questa esistenza? E non ce ne saranno tante altre? E allora a che serve radicarsi. È il cuore che è importante, è la gioia che è importante. È vivere che è importante.
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