diario di un ghanese in Italia

Sorrisi, saluti e sguardi nel verde

Se non conosci la lingua del Paese in cui ti trovi che fai? Fai la faccia stralunata. Oppure, sorridi. E questo è lui: un sorriso pronto ad ogni evenienza. I sorrisi, in realtà, non sono tutti uguali (e soprattutto non sono tutti sinceri). Lo impariamo nel corso della vita.

Sull’Africa uno dei tanti cliché è: non hanno niente ma sono sempre felici. Di solito a diffondere questa falsità sono quelli che hanno assorbito una certa immagine del continente sub-sahariano e dei suoi abitanti e non riescono a staccarsene nemmeno davanti alle evidenze più palesi.

Ma torniamo a noi, lui sorride. Sorride di gioia vera, sorride per superare imbarazzi, sorride per trascendere le differenze e la carenza della lingua. Sorride per comunicare.

E poi grandi ciao a chiunque, conosciuto o sconosciuto; dall’amico al commesso di un negozio, al dottore dell’ospedale dove mi ha accompagnato per una visita. Riesce a dire ciao persino ad uno sconosciuto incrociato per strada o nell’autobus. Oggi ho provato a spiegargli la differenza tra ciao e arrivederci e che qualcuno alla forma può tenerci…

Il sorriso qualche volta, però, si è perduto. E ha lasciato spazio alla meraviglia. Nei giorni trascorsi in un paesino dell’Appenino tra l’Emilia e la Toscana – prima tappa di questo viaggio – i suoi occhi non hanno smesso di essere trascinati dal bello. Il bello delle montagne, dei fiori, dei ruscelli, dei boschi. Lo so bene che sono posti speciali e bellissimi, ma – mi sono domandata – come sarà vederli per la prima volta? Che bel sentimento che è la gioia, che bel sentimento che è lo stupore!

E poi… la città. Con le strisce pedonali e i semafori – altro che il Ghana dove ad attraversare si rischia la vita, e non è un’iperbole. Con gli autobus che hanno orari precisi e persino un display che ti informa del loro arrivo. Con i suoi ospedali lindi e organizzati – almeno quello dove è stato “costretto” a seguirmi. Con le due torri di cui si è fatto raccontare la storia due o tre volte. Con i giovani universitari seduti in terra a rivedere gli esami. Con le stradine del mercato con la merce esposta come se fosse un’opera d’arte. Con le sue osterie, dove ordini del buon vino, mangi e trovi sempre un vicino con cui chiacchierare.

Domani si parte per andare altrove. C’è tanto pieno di bellezza e di emozioni da fare. E di sorprese. Di tante e tante prime volte.

 

1 risposta »

  1. “che bel sentimento lo stupore” è l’assaporare un NUOVO completamente inatteso, una gioia completamente gratuita che sgorga dal vedere cose mai viste. Ah! che bellezza poter vedere con gli occhi di Yaw anche per un sol attimo 🙂

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