L’Africa è povera? No, l’Africa è ricca, ma le sue ricchezze – sfruttate e mal gestite – finiscono altrove.
Lo conferma un rapporto a cura dell’organizzazione britannica Global Justice Now in collaborazione con altre organizzazioni e movimenti.
Titolo del report: Honest accounts 2017 – How the world profits of Africa’s wealth (Come il mondo approfitta delle ricchezze dell’Africa) .
Solo 12 pagine che contengono una verità ormai risaputa ma che comunicata attraverso i numeri fa un effetto diverso. In sintesi: nel 2015 – anno di riferimento – nel continente sono entrati 162 miliardi di euro, ne sono usciti 203.
La voce più alta delle entrate riguarda i prestiti agli Stati africani da parte di organizzazioni quali il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale – il rapporto si riferisce ai Paesi dell’Africa sub-sahariana. Quegli stessi prestiti che poi generano uno dei maggiori costi delle uscite: i debiti contratti dai Governi.
Subito dopo i prestiti, nelle entrate più massicce ci sono le rimesse di denaro di chi vive e lavora all’estero. La conferma che sono gli africani stessi a mantenere le proprie famiglie e aiutare i propri Paesi di origine.
Tra le spese maggiori che svenano l’Africa, voglio citare quelle obbligatorie – decise spesso da altri Governi, altri Stati, altre organizzazioni sovranazionali – che riguardano i costi di adattamento al cambiamento climatico e mitigazione degli effetti da questo prodotti. Cambiamento climatico – ed effetti – generati soprattutto dalle attività dei Paesi cosiddetti sviluppati. Altre fuoriuscite di denaro riguardano i profitti delle multinazionali e l’occultamento dei profitti, di privati o multinazionali, nei paradisi fiscali. Infine, va ricordato l’alto costo della caccia di frodo e della pesca illegale.
Chi ha lavorato allo studio, ha anche inserito una serie di consigli e buone pratiche per “ripensare anche agli aiuti all’Africa”.
Sono 9, anche se si avverte che la lista non è esaustiva.
1 – Promuovere politiche economiche che realmente conducano ad uno sviluppo equo.
2 – Riconfigurare l'”aiuto” come riparazione alle ricchezze prese dall’Africa o compensare il continente per le ricchezze estratte.
3 – Trasformare l’aiuto in un processo che porti reali benefici al continente e alle sue popolazioni.
4 – Fermare le multinazionali operanti in Africa e con società sussidiarie in paradisi fiscali.
5 – Garantire prestiti trasparenti e responsabili.
6 – I Governi africani smettano di affidarsi al settore estrattivo, o in alternativa, si assicurino che il loro sfruttamento si accompagni a un regime di tassazione sicuro ed efficace.
7 – I Governi esteri offrano un risarcimento all’Africa per coprire i costi del cambiamento climatico e assumano serie iniziative per porre fine alla dipendenza dal combustibile fossile.
8 – I Governi africani valorizzino le aziende che promuovono politiche e produzioni locali.
9 – I media e le ONG la smettano di dichiarare che i Paesi occidentali stanno giocando un importante e positivo ruolo nello sviluppo internazionale. Ciò, infatti, è falso.
Quest’ultimo punto lo trovo alquanto interessante. Da qualche parte ci si comincia a rendere conto dei danni provocati dalla stampa e dalle ONG e delle bugie che si continuano a diffondere. La prima è che l’Africa sia povera e abbia bisogno degli aiuti del mondo. È vero il contrario.
Ecco perché, provocatoriamente, si potrebbe aggiungere il punto 10 – Smettiamo di “aiutare” l’Africa. E di depredarla con ogni scusa e con ogni mezzo.
Categorie:africa news
Bello il pezzo. Davvero interessante e giustamente provocatorio. Integro con qualosa che.ho visto andando li. Spero di far cosa gradita.
https://marcocostarelli.com/solo-chiacchiere-e-clandestini/
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Caro Marco, grazie per aver condiviso la tua riflessione che è in realtà una testimonianza. Una bella testimonianza. Io vorrei vedere tanta gente, qualcuna la citi nel tuo scritto, fare una bella esperienza di vita in Africa. Non in quella a cinque stelle – che pure esiste – ma in quella, per esempio, di Padre Sergio Ianeselli. Il fatto è che quando non si vuol capire si è sordi e ciechi… a prescindere.
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Esatto, la cosa peggiore è che internet di questo sembra se ne freghi, allora, forse è l’egoismo di tutto che ci porta ad essere quello che siamo. Buona vita
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Internet, alla fine, è solo un mezzo come tanti. A riempirlo di contenuto – o di niente – siamo noi. Un abbraccio Marco.
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Hai ragione, un abbraccio. Aiutami con la storia di Padre Sergio se lo ritieni opportuno
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Certo. E comunque nella tua testimonianza si capisce bene il suo valore e il valore di ciò che fa. A presto.
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