Oggi mi faccio una domanda. Ovviamente provocatoria. Ma perché il G7 2017 non è stato organizzato in Siria, oppure Yemen, o anche in Sudan o nella Repubblica Democratica del Congo? O magari in Indonesia.
Magari – vedendo e sentendo dal vivo gli effetti della guerra, delle malattie, delle angosce, delle sofferenze, della morte – l’approccio sarebbe stato diverso. Non so. O comunque molti di loro, i leader i cui Paesi vendono armi a destra a manca – compresa l’Italia – avrebbero visto che questo commercio non porta solamente all’aumento del PIL.
Fa un certo effetto sapere che ci sono oltre 40 conflitti in atto in tutto il mondo. (Alcune analisi ne contano molti di più). Conflitti spesso dimenticati. Ma da chi? Forse da parte della stampa, forse da parte dei leader mondiali, forse da parte di tutti noi. A non dimenticarlo, di sicuro, sono quelli sotto le bombe, sotto la minaccia delle armi, sotto la minaccia della paura e dell’insicurezza costanti.
A questo link sono riportati in sintesi i luoghi dove sono i corso conflitti, il motivo, da quanto tempo e con quante vittime.
Ma non deve stupirci che le guerre siano “interessanti” o meglio, rilevanti, a seconda degli interessi in gioco.
Nella foto sotto – tratta da Global Conflict Tracker – i confitti, per esempio, vengono selezionati e valutati in base al loro rapporto con gli USA e i suoi interessi economici e geopolitici.
E poi ci sono, appunto, quelli dimenticati, che vanno avanti da decenni, che ogni tanto si assopiscono e poi riprendono, che non meritano mai le prime pagine. Gente dimenticata, mai esistita, inutile.
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