Com’è dura a morire certa mentalità. A qualunque latitudine. Che poi certi modi di pensare – e le azioni che ne conseguono – abbiano del ridicolo non ci si fa tanto caso. Ridicolo se non fossero dannose. E stupide.
Tra queste si potrebbe annoverare quella presa dal presidente della Tanzania, John Magufili, che ha promesso una legge che vieterà alle ragazze che hanno portato avanti una gravidanza (che quindi sono rimaste incinta mentre frequentavano la scuola) di tornare sui banchi scolastici dopo il parto.
Secondo il presidente questo eviterebbe di diffondere la “cattiva abitudine” e anche di prevenire una sorta di emulazione. E comunque – ha detto il capo di Stato – le ragazze potranno sempre frequentare scuole di cucito o, in generale, il Vocational Education Training Authority Centres, per imparare un mestiere.
Ora, io che non sono africana, ma solo un’immigrata in quel continente, so benissimo che:
- Sono moltissimi i casi – non solo in Tanzania – ma in molti Paesi africani, soprattutto nelle aree rurali, dove a mettere incinta le ragazze sono i loro insegnanti.
- So anche che – di solito – per rimanere incinta c’è bisogno di un altra persona- ragazzo o uomo – dotato di organo riproduttivo funzionante.
Dunque, mi chiedo: per questi ragazzi o adulti maturi che ci hanno messo parte del lavoro, nessun divieto?
Alla faccia dei diritti umani e in particolare del diritto all’educazione. Alla faccia della logica e della giustizia. Magari maggiori prospettive di lavoro, un po’ più di educazione sessuale e al rispetto nelle scuole e meno ipocrisia nella società e persino qualche sano svago, che non sia il lavoro prima e dopo la scuola, aiuterebbero di più a limitare le gravidanze precoci. Certo non le limiterà togliere diritti prospettive di futuro alle giovani ragazze tanzanesi.
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