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Cresce il turismo in Africa e le donne ne reggono le fila

sviluppo africa reportPotrebbe essere il turismo l’arma vincente per la crescita del continente africano. Altro che miniere e petrolio. All’affermazione lapalissiana segue la conferma che arriva dalla Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo che ha appena pubblicato un Report che illustra le performance – e anche le potenzialità – del continente in questo ambito.

Risulta che il settore ha favorito 21 milioni di posti di lavoro, diretto o indiretto, nel periodo tra il 2011 e il 2014 ha attratto capitali di investimento pari a 26 miliardi di dollari . Ovviamente è aumentata la presenza turistica: 56 milioni di persone (sempre del periodo 2011-2014). Nel periodo 1995-1998 i turisti entrati in Africa erano stati 24 milioni. Gli analisti azzardano anche una previsione: da qui al 2030 arriveranno nel  134 milioni di visitatori.  Il risultato di tutto questo è un notevole aumento del fatturato sul turismo – 47 miliardi nel decennio 1995-2014, che si è tramutato in un apporto dell’8,5% al PIL del continente.

Uno dei dati più interessanti è che le donne occupano il 47% degli impieghi nel turismo, pressoché un terzo di capi d’impresa del settore e sono donne il 36% dei ministri del Turismo.

Ma c’è un aspetto da tenere in considerazione se si vuole andare in direzione di questo trend e migliorarlo, 4 su 10 dei viaggiatori sono africani, viaggiano da un Paese all’altro del loro continente.

I problemi da affrontare sono sostanzialmente due: il costo alto dei voli interni e le difficoltà alle frontiere per gli ingressi. Spesso si fatica a ottenere il visto, laddove è richiesto, oppure la burocrazia e la corruzione bloccano i movimenti liberi, come dovrebbe avvenire per esempi per i cittadini che fanno parte dell’ECOWAS e che dunque dovrebbero poter viaggiare liberamente in tutti i Paesi dell’Africa occidentale. La sfida, dunque, è favorire i processi di integrazione regionale ma anche, appunto, far rispettare regole esistenti.

Non può sfuggire che questi dati di crescita arrivano in un periodo critico, soprattutto per la sicurezza nell’area del Sahel – ma anche altre zone, l’Egitto, per esempio o il Corno d’Africa. Una dimostrazione che il settore resiste alla paura e alle ondate di conflitto. Figuriamoci cosa potrebbero fare la pace e la stabilità.

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