Le tragedie sono spesso annunciate, si sa. Perché è vero che la natura ha la sua forza, le sue regole e le sue manifestazioni estreme, ma è anche vero che una capanna non ha nessuna possibilità di resistere a certi eventi.
Di cosa erano fatte le case, le strade, gli edifici travolti e distrutti dall’enorme colata di fango che ha travolto alcune aree della capitale della Sierra Leone, Freetown? Certo a Freetown ci sono costruzioni di ogni tipo, moderne e realizzate con materiali scadentissimi. Senza contare che raramente vengono fatti rilievi – a meno che non si tratta di grosse commesse – sugli spazi e i terreni dove si andrà a edificare.
I morti accertati nella tragedia provocata dalle piogge persistenti che hanno determinato il distacco di parte di una collina, sono almeno 400. I dispersi oltre 600. E più di 3000 persone sono rimaste senza casa. Molti stavano dormendo quando l’ondata si è abbattuta su di loro.
La tragedia ha coinvolto soprattutto l’area montagnosa di Regent, a circa 16 km da Freetown. Circa un milione di persone popolano l’area e dunque il conteggio delle vittime potrebbe essere molto più alto delle notizie finora a disposizione.
Quanti avrebbero potuto salvarsi se le condizioni delle abitazioni fossero state migliori? Quanti avrebbero potuto salvarsi se questi territori non venissero costantemente aggrediti dalla mano dell’uomo, deforestati, snaturati?
Eventi come questo si ripetono in Africa ogni anno, anche più volte all’anno, da una parte o dall’altra. La colpa va alla stagione delle piogge. Alla pioggia, che da quando esiste la terra, aspetta il suo tempo per fare la sua parte. Niente di anormale.
L’anormalità sta nel come si trattano gli esseri umani e l’ambiente. L’anormalità sta nel non avere canali di reflusso o sistemi di drenaggio adeguati. L’anormalità sta nell’affidarsi alla sorte ogni anno, invece che evitare che queste cose accadano. L’anormalità sta nell’usare ora dieci volte tanto la cifra e le energie, che sarebbero state sufficienti a fare cose normali per prevenire tutto questo.
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