In Africa, anzi in alcuni Paesi africani, è aumentato l’uso di alcol. Lo dice l’ultimo Rapporto (PDF) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Cinque litri a persona all’anno in media. Una quantità risibile se confrontata con quelle di altri Paesi, ma secondo l’OMS, si tratta dell’incremento più alto al mondo.
In testa Uganda e Namibia con 11,8 litri d’alcol all’anno. Seguono la Guinea Equatoriale con (11,6 litri), il Rwanda (11,5), Il Sudafrica (11,2), il Gabon (10,8) e le Seychelles (10,8). I più astemi sono in Libia con 0,1 litri ex-equo con la Mauritania e le isole Comore (0,2 litri).
In Africa si beve, sì, e bevono i giovani, bevono le donne, bevono esagerando quelli che non hanno altro dalla vita.
Nei villaggi che frequento e in quello dove vivo si beve dal mattino anziché mettere qualcosa sotto i denti (che poi alla fine è sempre lo stesso pasto, banku e un po’ di pesce essiccato). Si beve prima della fatica della pesca e dopo. Si beve prima di andare al mercato. Si beve prima di allattare i figli.
Si beve alcol sporco, apetesi, realizzato con sugar cane, canna da zucchero fermentata. Ti brucia tutto l’apetesi: la gola, i polmoni, il fegato, il cervello. Di alcol qui si muore e si muore presto.
Nelle città è un bere più sano, birra soprattutto – a meno che non si parla di ricconi o di chi ha scalato la scala sociale che allora possono permettersi altre bottiglie. Sempre che la religione, non solo per i musulmani, non lo vieti. Altrimenti si fa di nascosto, magari, come con la marijuana. Illegale nel Paese, condannata come il male dei mali e poi fumata di nascosto da chi non dovresti aspettartelo.
Aumenta leggermente anche il consumo di sigarette in Africa. Al primo posto la Sierra Leone, poi Lesotho e Mauritania. L’uso della sigaretta comunque rimane un tabù, soprattutto per le donne. Agli ultimi posti della classifica dei fumatori ci sono Etiopia, Ghana e Uganda.
Attenzione, la ricerca non riguarda le canne, perché allora mi sa che il Ghana salirebbe ai primi posti. Che non si sappia, però.
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