Comincia oggi in Togo la fase del dialogo e delle trattative.
Dopo le numerose proteste dei giorni scorsi contro il Governo guidato da Faure Gnassingbe – al potere dal 2005 e subentrato alla presidenza del Paese alla morte del padre, Gnassingbe Eyadema, a sua volta alla guida del piccolo Stato del West Africa per 38 anni – oggi in Parlamento l’Ufficio dell’Assemblea nazionale e la conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari si incontrano per studiare il progetto di legge di revisione della Costituzione.
Tra i punti più importanti c’è quello di fissare il limite dei mandati presidenziali, limite che la famiglia Eyadema aveva modificato a suo vantaggio e che ha permesso loro di stare al potere per 50 anni.
Ieri l’opposizione aveva lanciato un appello ai suoi militanti di ritrovarsi davanti al Parlamento ma il massiccio dispiegamento di forze di polizia ha scoraggiato la partecipazione, come ha dichiarato il leader dell’opposizione Jean-Pierre Fabre. Dal canto suo il partito al potere, l’UNIR, Union pour la république, ha invitato alla calma nell’attesa della Commissione parlamentari.
In ogni caso, l’opposizione ha deciso di mantenere le date fissate per le successive manifestazioni, il 15, 20 e 21 settembre al fine di tenere alta l’attenzione sulle trattative in corso.
Intanto è stato rinviato a data da destinarsi il summit Israele-Africa precedentemente fissato per la fine del mese di ottobre che avrebbe dovuto essere ospitato a Lomè, capitale del Togo. Si sarebbe trattato del primo summit di questo genere, organizzato con lo scopo di avvicinare Israele ai Governi africani.
Ufficialmente è la situazione interna al Paese che ha reso necessaria la decisione ma la pressione del Sud Africa e dei Paesi del Nord Africa, critici sulle politiche del Governo israeliano verso i Palestinesi, avrebbe avuto il suo ruolo nella scelta di congelare l’evento diplomatico. Pare, infatti, che già alcuni Paesi avessero comunicato l’intenzione di boicottare il summit.
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