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Uganda, guerra alla pornografia e per Museveni si cambia la Costituzione

Guerra alla pornografia. Dopo quella sull’omosessualità la nuova campagna del Governo ugandese riguarda il materiale pornografico e atteggiamenti non consoni alla morale.

Ad aiutare i membri di una Commissione creata con questo scopo specifico, a individuare e distruggere ciò che si ritiene peccaminoso, sarà la tecnologia.

Pare che ormai sia pronto all’uso un macchinario acquistato dalla Corea del Sud per una cifra pari a 88.000 dollari. L’annuncio era stato dato dal ministro dell’Etica, Simon Lokodo ed è lui stesso che ha fatto sapere che ora, dopo alcuni problemi tecnici, il macchinario è pronto per identificare foto, testi o altro di natura pornografica da cellulari, tablet e altri device.

Nel 2013  il Governo ugandese aveva votato una legge per introdurre la pena di morte per gli omosessuali e solo una campagna internazionale aveva poi portato alla revisione con la pena a diversi anni di carcere. Una legge, si disse, ispirata dalla Chiesa evangelica americana diffusissima nel Paese.

Nel 2014 è stata la volta di una legge anti pornografia – che da oggi sarà quindi implementata con la strumentazione coreana – e, quest’anno, di una circolare ministeriale che vieta alle donne che lavorano in Uffici e sedi pubbliche di indossare gonne corte, scollature e di colorarsi le unghie.

La domanda di chi critica questi provvedimenti è ovvia: il Governo ugandese non ha qualcosa di meglio, e più serio di cui occuparsi? Povertà, disoccupazione, ospedali dai servizi assai discutibili, per esempio. O magari è un’altra distrazione in vista di un altro colpo di mano che il partito di maggioranza sta già attuando?

Di fatto, in questi giorni, si sta lavorando all’emendamento della Costituzione per rimuovere il limite di età del presidente, fissato oggi a 75 anni. In questo modo si garantirebbe a Yoweri Museveni la rielezione nel 2021.

Museveni è alla guida del Paese dal 1986. Di fatto una dittatura, resa possibile da un precedente emendamento della Costituzione che, nel 2006, modificò il limite dei termini di presidenza.

 

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