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Gentiloni in Africa. Gli africani a casa loro

Dopo Renzi è la volta di Gentiloni. Il premier italiano sarà in Ghana tra il 25 e il 29 novembre nel corso di una visita ufficiale che prevede anche altri Paesi africani.

Un segno di continuità – non tanto politica. ovviamente, quanto di investimenti e relazioni commerciali. Incontro che arriva a poche settimane da quello tra il capo di Stato ghanese, Nana Addo Dankwa Akufo-Addo e l’Amministratore Delegato di ENI Claudio Descalzi.

La multinazionale che opera nel settore petrolifero è una presenza forte, anzi fortissima in Ghana, con progetti in corso dal 2009 e molti altri in programmazione per il prossimo futuro.

Ma non si vive solo di petrolio, gas ed energia e il Ghana ha molto da offrire visto l’incremento di investimenti nel Paese.

Dei 705 progetti di compagnie estere avviati in Africa nel 2016, 40 riguardano l’ex Costa d’Oro e l’Italia è risultato il primo Paese per investimenti di capitale in tutto il continente con progetti valutabili in 7.4 miliardi di dollari. In sostanza si tratta dell’11% dello share del mercato africano, più massiccio sia degli Stati Uniti (10%) che degli ex Paesi coloniali, Francia e Regno Unito che rispettivamente si sono ripartiti un 9 e un 7% degli investimenti.

Strategie di profitto in cui eventuali benefici alle popolazioni locali sono secondari o marginali. Tanto che – nonostante l’Europa occidentale sia nel totale al primo posto nelle attività economiche in Africa – è la Cina ad aver creato nel 2015 il maggior numero di posti di lavoro, 14,127. Anche se poca cosa su una popolazione di oltre 1 miliardo e 200 milioni di abitanti, due terzi dei quali in età da lavoro e con un altissimo tasso di disoccupazione giovanile.

Intanto, comunque, le compagnie che investono in Africa aumentano: 495 nel 2015  contro le 469 nel 2014.

Nel grande sogno del successo e del mercato globale il Ghana sta giocando un ruolo di primo piano. Come pure lo sta giocando la diaspora, quegli emigranti africani che continuano a mandare soldi a casa – nel 2015 si è trattato di 64.6 miliardi di dollari.

Esiste anche una diaspora numerosa di italiani in Ghana. Si chiamano “espatriati” quando è ovvio che anche noi dovremmo definirci emigranti. (O suona male?). Single, donne, uomini o intere famiglie che hanno fatto armi e bavagli e tentato la sorte in quest’Africa che – a differenza di tanta Europa – apre le porte alla speranza di un futuro, di un cambiamento, di una vita nuova.

E non parlo tanto di chi in Ghana ci trascorrerà un anno o due in un’ambasciata o al seguito di un’azienda e dei suoi progetti, ma di chi progetti riesce a pensarne – o a volerne di propri. Gente che con le comunità locale non vuole e non può fare a meno di conviverci, confondersi, cercare di capirsi.

Renzi, nel suo viaggio del febbraio 2016 questa gente – italiani e ghanesi – non l’ha incontrata, né molto probabilmente lo farà Gentiloni. Nei viaggi in cui si stringono mani, si assiste a danze esotiche, si firmano accordi, non c’è mai stato spazio per le persone.

Persone che in quest’Africa hanno trovato una casa, un’opportunità. Lo diceva anche Renzi lo scorso anno, Africa delle opportunità… Opportunità soprattutto per noi, ovvio.

Perché, come dico sempre, l’Africa ci piace. Gli africani un po’ meno. A meno che non si tratti di capi di Stato con cui avviare accordi commerciali e di sfruttamento delle risorse o da pagare per tenere a bada questi seccatori che vogliono superare le frontiere arrivare nel nostro Paese.

Gli altri, quelli se ne devono stare buoni buoni a casa loro, magari ad aspettare l’uomo bianco che gli fa il piacere e l’onore di venire a vivere sulla sua terra, farci affari e conquiste.

Non mi sembra ci sia dubbio, infatti, riguardo a quello che la maggior parte del mondo – e degli italiani – pensa: l’Africa è di tutti, (lo è sempre stata) ma il resto del mondo, soprattutto la nostra cara, vecchia Europa, E no!, quella è solo nostra.

 

 

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