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Diremo che non lo sapevamo?

Possiamo continuare a fare la nostra vita, vedere gli amici, diventare matti nello shopping compulsivo del black friday e restare incollati alle pagine social inviando qua e là un commentino intelligente.

E mentre facciamo tutto questo cresce la folla dei morti viventi. Gente che parte e non sa dove e se arriverà. Ossa dimenticate nel deserto. Mani aggrappate alle sbarre di carceri “solo per neri“. Corpi galleggianti. E poi ci sono loro, la merce in vendita ai mercati clandestini. Mercati di schiavi.

Storia abolita e dimenticata. Abolita dalle leggi, sorvolata nelle scuole e che oggi diventa attualità. Un film/verità come tanti altri in questo ammasso di notizie indigeste.

E se la schiavitù rimane un elemento comune alla civiltà dell’iperconsumismo (vedi le fabbriche asiatiche dove non c’è spazio per la vita ma solo per la produzione incessante) il nero, questo essere sempre immaginario nella mente dell’ignoranza, è una questione a parte.

Lui/lei non ha mai smesso di essere venduto, umiliato, considerato diverso rispetto al resto dell’umanità. E forse lo è. Remissivo al punto giusto, indolente al punto giusto, povero e impotente al punto giusto. Un’immaginario di concetti ed etichette.

È  la CNN americana che ha tirato su il coperchio del pentolone. Anche se in effetti certe cose si sapevano già, eccome.  Ma si sa, l’America è sempre l’America.

Ha realizzato il proprio impero economico sul lavoro degli schiavi ed è giusto che ora sia lei a dire “ma che schifo state facendo in Libia?” puntando il dito contro quest’Europa opportunista e disumana. Questa stessa Europa – ed europei – da cui discende il popolo americano delle libertà e dei diritti. Quel popolo americano a cui va ricordato – anche dopo  anni di battaglie per i diritti civili – che Black Lives Matter… Perché, a dire il vero, non hanno mai reso la vita facile agli afro-americani, ai discendenti dei loro schiavi.

No, non è una questione di massimi sistemi e di demagogia. È  solo un pensiero che mi frulla nella testa. Quando il flusso storico cambierà direzione che parte assumeremo?

Diremo che eravamo inconsapevoli che i nostri Governi facevano affari con delinquenti ed assassini? Diremo che eravamo inconsapevoli che la tortura degli africani venisse considerata un crimine minore? Diremo che eravamo inconsapevoli che chi vende un essere umano è meno di una bestia sulla terra? Diremo che eravamo inconsapevoli che salvare vite umane che stanno annegando era un dovere e non un permesso accordato ad alcuni (e a determinate condizioni) con patti politico-economici?

Non serve più andare a Ouidah o nei vari luoghi che ti raccontano la tratta degli schiavi. Non serve nemmeno leggere (per chi si prende la briga di farlo) libri e testimonianze che raccontano secoli di compravendita e di violenze. Basta restare collegati alla Rete per entrare nel film. Perché tanto, di questo si tratta per chi – come noi tutti – è abituato ad ogni forma di orrore Basta che non tocchi i nostri privilegi.

Forse bisogna trovarsi faccia a faccia a quell’orrore per provare qualcosa?  Come ci si è trovata la giornalista sudanese, Nima Elbagir, corrispondete della CNN. Nel suo  sguardo c’è dolore, incredulità, sgomento. Ed è in quello sguardo che dovremmo entrare. Non per un attimo, ma per sempre.

Migrants being sold as slaves in Libya YouTube

 

 

 

 

 

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