Con il Natale alle porte vorrei ricordare le decine e decine di giornalisti che lo passeranno in prigione, e non per reati comuni, ma per fare la loro parte di watchdog del potere.
Secondo il Report della Commissione per la Protezione dei Giornalisti, 262 giornalisti si trovano al momento in carcere, di questi 66 sono africani. Turchia (73 giornalisti in stato di arresto), Cina (41) ed Egitto, sono in cima alla vergognosa lista.
È in Egitto – per quel che riguarda il continente africano – la situazione più grave, con un potere che ha messo dietro le sbarre 20 giornalisti. Non va meglio in Eritrea, 16 i giornalisti di questo Paese al momento detenuti. E proprio recentemente, a novembre, è entrato in questa lista nera, l’Uganda, che ha fatto arrestare 8 reporter di Red Pepper per aver rivelato che il Governo ugandese starebbe pianificando di rovesciare il Governo di Paul Kagame, presidente del Rwanda.
Il Rapporto dell CPJ non ha mancato di evidenziare la difficile situazione nella Repubblica Democratica del Congo di Joseph Kabila. Almeno 5 i giornalisti trattenuti in carcere, ma sono molti di più quelli a cui viene impedito (o hanno paura) di fare il loro lavoro.
In Etiopia, sebbene recentemente 11 giornalisti siano stati rimessi in libertà, le condizioni delle prigioni rimangono le peggiori, anche per i giornalisti, che al momento dovrebbero essere 5. Quattro almeno, invece, sono nelle prigioni marocchine e 2 in Algeria.
Camerun, Mauritania, Guinea Equatoriale, Congo Brazzaville, Niger, Nigeria, Somalia contano tutti almeno un giornalista nelle loro prigioni. E si tratta, naturalmente, solo delle versioni ufficiali.
Il rapporto afferma che la libertà dei media in tutto il mondo è scesa al livello più basso da almeno un decennio, con i giornalisti minacciati dalla censura dei Governi, dalla criminalità organizzata e dalle pressioni causate anche dalla diffusione crescente di Internet.
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