Dalle parole ai fatti. Pare che il Muslim Ban (anche se poi bloccato dalle Corti statunitensi dopo tre mesi dall’entrata in vigore) e una certa politica di ispirazione razzista, stiano cominciando a dare risultati in termini di allontanamento delle persone “indesiderate” dagli Stati Uniti verso i loro Paesi di origine.
Una tabella pubblicata da Quartz – e che fa riferimento all’Immigration and Customs Enforcement (ICE) degli USA – mostra che nell’ultimo anno sono aumentanti del 140% i rientri forzati. E questo riguarda solo le nazionalità africane. Calano infatti i rimpatri per cittadini di altre nazionalità.
A subire il maggior numero di rimpatri è stata – per il terzo anno consecutivo – la popolazione somala. Senegal, Guinea, Liberia, Ghana, sono le altre il cui picco di rimpatri è stato più alto.
Dai numeri non è dato di fatto sapere la motivazione esatta dell’allontanamento, in alcuni casi di tratta di persone che hanno avuto problemi con la giustizia o non hanno i documenti in regola.
Sta di fatto che il numero dei rimpatri di cittadini di altre nazionalità verso i loro Paesi – persino dei messicani che si vorrebbe tenere lontani con la costruzione di un altro muro – risulta inferiore da quando Trump è alla presidenza mentre, appunto, è salito considerevolmente, quello degli immigrati africani.
La situazione era già stata evidenziata parecchie volte e in realtà l’esodo forzato sarebbe cominciato prima dell’insediamento di Donald Trump (20 gennaio 2017). Nel 2015 l’Agenzia dell’ICE aveva deportato 1.243 immigrati africani. E anche lo scorso anno i numeri indicavano che le nazionalità africane erano state quelle a risentire maggioramente dell’applicazione delle regole di espulsione.
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