In prigione perché scrive poesie. In prigione per aver sostenuto con le sue parole l’unificazione della Somalia. In prigione, forse anche, per essere semplicemente donna.
Una corte dell’autoproclamata Repubblica del Somaliland ha condannato a tre anni di carcere Nacima Qorane.
La poeta e attivista era da poco tornata dalla Somalia dove, questa l’accusa, aveva recitato poesie che inneggiavano all’unità somala e alla riunificazione dei due Stati.
Il Somaliland ha dichiarato la propria indipendenza nel 1991 al termine di una sanguinosa guerra civile, ma non è stata riconosciuta a livello internazionale.
Un’offesa allo Stato del Somaliland, secondo i giudici che l’hanno accusata e condannata. Violata la libertà di espressione, pensa invece il Centro per i Diritti Umani del Somaliland che chiede il rilascio della poeta e il rispetto dei diritti umani, non solo per Nacima Qorane ma anche per altri artisti e giornalisti che, negli anni, sono stati imprigionati per lo stesso reato.
Proprio nel 1991 uscì una raccolta di poesie dal titolo Fighting to be heard (Lottare per essere ascoltate), valida ancora adesso, con l’aggiunta di una scelta politica e miliatare che ha anche diviso le donne e limitato ulteriormente la loro libertà espressiva.
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