Domani 17 maggio i cittadini del Burundi si recheranno alle urne per un referendum che deciderà su un emendamento costituzionale che permetterebbe al presidente Pierre Nkurunziza di continuare a stare al potere. L’emendamento mira ad allungare la fine del mandato, non cinque anni ma sette e permetterebbe a Nkurunziza di presentarsi anche per il terzo mandato presidenziale.
Il nuovo progetto di Costituzione prevede inoltre che le quote etniche in Parlamento, Governo e enti pubblici siano riviste nei prossimi cinque anni. Queste quote, intese a proteggere la minoranza Tutsi garantendo loro una rappresentanza del 40-50% in diverse istituzioni statali, compreso l’esercito, erano una parte fondamentale dell’Accordo di Arusha che mise fine alla guerra civile tra Hutu e Tutsi durata dal 1993 al 2005.
Il regime, compresa l’ala giovanile del partito al Governo, l’Imbonerakure, ha compiuto una campagna di intimidazioni contro chiunque si sia opposto al referendum.
Secondo un rapporto rilasciato ieri da Crisis Group il Governo ha continuamente minacciato la popolazione per spingere i burundesi a registrarsi per il voto. Il Governo ha anche vietato ai media occidentali – BBC e Voice of America – trasmissioni radiofoniche per tutta la durata della campagna, mentre la sua stessa macchina di propaganda è invece in pieno svolgimento.
Rimangono allerta, però, gli oppositori del presidente Nkurunziza. La coalizione Amizero y’Abarundi e il partito Sahwanya-Frodebu, hanno dichiarato che intendono fare una strenua battaglia. L’opposizione in esilio, sotto l’egida del Conseil national pour le respect de l’accord d’Arusha (CNARED), dal canto suo chiede di boicottare il referendum.
Intanto, in questi anni, si sono intensificate le violazioni dei diritti umani. Secondo l’organizzazione per i diritti umani la Ligue Iteka, 456 persone sono state assassinate, 283 torturate e 2.338 arbitrariamente arrestate nel 2017. Si ritiene che la maggior parte delle violenze siano state perpetrate dal Governo stesso.
In questa situazione l’economia del Burundi è in uno stato critico a causa della perdita di aiuti all’estero e dalla fuga di capitale umano e finanziario. Circa 430.000 burundesi sono fuggiti nei Paesi vicini, principalmente in Tanzania.
[AGGIORNAMENTO – Come ci si aspettava il referendum ha consegnato a Nkurunziza la facoltà di restare al potere fino al 2034. Ora si apre la battaglia dell’opposizione.]
Categorie:africa news
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