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Tanzania, una legge sospende i siti web non autorizzati, nove Paesi africani protestano

Anche la Tanzania – ricordiamo il caso dell’Uganda, dove il presidente Museveni ha imposto una tassa sui social media – entra nell’orbita dei Paesi africani i cui Governi censurano le attività online di blogger e singoli cittadini.

Diversi siti, tra cui la famosa piattaforma di discussione online Jamiiforums, hanno dovuto chiudere dopo che la Tanzania Communications Regulatory Authority (TCRA), ha fatto sapere che avrebbe intrapreso un’azione legale contro tutti i siti web non autorizzati.

Una serie di regolamenti approvati a marzo hanno infatti reso obbligatorio per i blogger e i proprietari di altri forum online e i canali di YouTube di registrarsi presso il Governo e pagare fino a 900 dollari per una licenza. Ricordiamo che il reddito pro capite annuo in Tanzania è leggermente inferiore a questa cifra.

Secondo gli attivisti digitali tale normativa non è altro che un modo per fermare o ostacolare il dissenso e la libertà di parola da parte del Governo del presidente John Magufuli.

Anche in Tanzania la giustificazione data dal Governo è la stessa che in Uganda: le nuove regole mirano a contrastare l’incitamento all’odio e altri crimini online, tra cui il cyberbullismo e la pornografia .

Chi viola i nuovi regolamenti rischia una multa di almeno 5 milioni di scellini (2.200 dollari), la reclusione per un minimo di 12 mesi o entrambe le sanzioni.

Intanto i blogger della Tanzania non sono rimasti con le mani in mano, non solo hanno chiesto al Governo di revocare il provvedimento ma hanno anche sollecitato l’intervento di alcune istituzioni tra le quali l’Unione Africana, la Comunità dell’Africa Orientale (EAC) e l’ECOWAS.

Una risposta è già arivata in un comunicato congiuto firmato dai rappresntanti di nove Paesi africani. Nel comunicato tra l’altro si legge:

Consideriamo tragico e inopportuno che la Tanzania abbia deciso di limitare quelle stesse libertà che la maggior parte dei suoi cittadini e gli africani tutti considerano istoricamente un valore ora raggiunto.

Il documento è stato firmato dai rappresntanti di Malawi, Zambia, Zimbabwe, Senegal, Uganda, Kenya, Mozambico, Nigeria e Camerun.

È significativo che tra i firmatari ci siano anche esponenti dell’Uganda e del Kenya i cui Governi hanno anch’essi emanato leggi per regolamentare (leggi limitare) l’uso della Rete.

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