Si moltiplicano gli effetti del recente (e storico) accordo di pace tra Etiopia ed Eritrea. Pochi giorni fa l’Eritrea ha ritirato le truppe con cui di fatto aveva militarizzato il confne con l’Etiopia. Questi, dal canto suo, ha nominato l’ambasciatore eritreo in Etiopia, primo dopo 20 anni. Non si sa ancora quando aprirà l’ambasciata etiope ad Asmara.
Un tempo provincia dell’Etiopia, l’Eritrea decise la propria indipendenza con un voto nel 1993, voto che faceva seguito a decenni di lotte sanguinose. Entrambi i Paesi espulsero i rispettivi inviati e da allora le relazioni diplomatiche si erano interrotte.
Il riavvicinamento segnerà inevitabilmente anche nuovi accordi economici e prospettive commerciali. E sicuramente avrà effetti sui flussi migratori e sulla diaspora eritrea.
Intanto anche sul fronte dei diritti umani c’è qualche apertura: il Governo etiope ha appena firmato una legge di amnistia ai prigionieri politici. Secondo giornalisti locali decine di migliaia di detenuti sono stati rilasciati da aprile. Moltissimi di loro hanno denunciato l’orribile stato di reclusione e di aver subito torture.
Cosa c’è ora da aspettarsi dai due leader – Isaias Afwerki e Abiy Ahmed – che recentemente si sono finamente stretti la mano? Ipotesi sulle “conseguenze della pace” in questa approfondita analisi dell’ISPI.
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