In Ghana ci sono 137 persone condannate a morte, tutte accusate di omicidio. A queste se ne sono aggiunge negli ultimi giorni altre due, due uomini di Tamale, Nord del Paese, accusati di aver ucciso barbaramente un pastore di una chiesa locale.
Ma la sentenza capitale nel Paese affacciato sul Golfo di Guinea, non viene applicata dal 1993. L’ultima sentenza risale al periodo di Rawlings, appunto nel 1993, quando 12 persone vennero giustiziate tramite fucilazione.
L’altro metodo è l’impiccagione, a cui sono teoricamente sono condannate le persone in attesa nel braccio della morte. Teoricamente, perché la pena di morte è stata abolita di fatto, anche se permane nella giusrisdizione formulata secondo la Common law e che risale al 1874.
Il Governo ghanese continua probabilmente a ritenere la pena di morte un deterrente. Ma le violenze omicide, soprattutto negli ultimi anni, lasciano pensare il contrario.
Oltre l’episodio di questi ultimi giorni, nel luglio scorso un 35enne stato condannato alla pena caitale per aver ucciso la sorella minore della moglie durante un tentativo di stupro, nel 2015 un giovane di 22 anni era invece stato condannato per aver ucciso due donne afro-americane che lo avevano scoperto a rubare in casa.
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