Per molte donne, per la società civile impegnata e per le associazioni dei diritti umani è stato un vero e proprio pugno in faccia la decisione della Commissione elettorale congolese che ha ritenuto ammissibile la candidatura di Frédéric Batumike.
L’uomo, 64 anni, un miliziano, è stato condannato all’ergastolo ed è accusato di oltre 40 stupri verso ragazze e bambine.
Secondo quanto riporta France 24, all’indignazione di una ONG la commissione elettorale avrebbe risposto “il suo caso ci era sfuggito, le correzioni sono in corso“.
La candidatura di Batumike risale al 26 luglio scorso, proprio il giorno in cui il Tribunale supremo militare aveva confermato in appello la sua condanna all’ergastolo per lo stupro di una quarantina di bambine di età compresa tra 18 mesi a 12 anni nella regione di Bukavu. I fatti risalgono al periodo 2013-2016. A dicembre – insieme ad altri dieci miliziani – era stato condannato in prima istanza da un tribunale militare per crimini contro l’umanità. L’uomo apparterrebbe alla milizia “Djeshi ya Yesu” (Esercito di Gesù).
Il caso ovviamente ha minato ulteriormente la fiducia nella CENI, Commissione elettorale indipendente.
Le elezioni presidenziali e provinciali nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) – dopo una serie di rinvii – sono state fissate al 23 dicembre prossimo.
Ma la credibilità di queste elezioni è motivo di dibattito tra gli analisti, sia per lo lo stato di insicurezza totale del Paese sia per la presenza di alcuni candidati assai criticati, Uno di questo è lo stesso presidente uscente, Joseph Kabila, dopo mesi di tira e molla, ha annunciato pochi giorni fa che non si ricandiderà.
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