C’era una volta il mondo naturale.
In Sud Africa una leonessa ha dato alla luce due piccoli concepiti con l’inseminazione artificiale.
L’Università di Pretoria – da cui proviene l’equipe di fisiologi che ha seguito tutte le fasi del processo – ne ha parlato come di un grande successo, il primo nella storia affermando che lo sviluppo di protocolli di inseminazione artificiale per questa specie potrà essere usato come riferimento per altri grandi felini selvatici in pericolo di estinzione o malattie.
Va comunque rilevato che tutti i problemi della fauna africana sono legati al comportamento dell’uomo: l’uccisione indiscriminata, la perdita di habitat, l’esaurimento delle prede, le malattie epidemiche, il bracconaggio e la caccia ai trofei minacciano l’estinzione di queste popolazioni selvatiche ancora esistenti.
Si stima che la popolazione di leoni africani sia diminuita da 1,2 milioni di individui nel 1800 a circa 25.000 nel 2016 e 18.000 nel 2018, una riduzione di oltre il 98% in 220 anni e oltre il 60% negli ultimi 25 anni.
Il leone africano è elencato come vulnerabile nell’elenco segnato in rosso delle specie minacciate, dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), con la sottopopolazione del leone dell’Africa occidentale considerata in grave pericolo.
Magari invece di usare questi freddi metodi da laboratorio sarebbe meglio lasciare liberi gli animali nel loro habitat, stressarli meno con la nostra presenza, proteggerli e rispettarli.
Ma questa oggi è un’utopia.
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