Sierra Leone non è certo un Paese sicuro per le donne. Tanto da spingere il presidente, Julius Maada Bio – alla guida del Paese dall’aprile 2018 – a dichiarare lo stupro “emergenza nazionale“.
Lo ha fatto dopo aver visionato l’ultimo Report (2018) della polizia che fornisce un ampio quadro del crimine nel Paese, compresa la violenza nei confronti delle donne.
Gli stupri denunciati nel 2017 sono stati 103, il problema è che la maggior parte delle violenze sessuali non viene ancora resa nota dalle vittime per paura delle conseguenze sociali che ne deriverebbero. Secondo la polizia e le associazioni di donne, sarebbero molti di più.

Tabella estratta dal Report della polizia sierraleonese
Ma cresce anche la violenza domestica: 9.377 casi accertati nel 2017, con percentuale in crescita rispetto agli anni precedenti.
Sono soprattutto i giovani, riuniti in gang o spesso da soli, a assaltare le donne e soprattutto questo avviene nei centri urbani. E spesso le vittime sono minorenni.
Nel dicembre scorso la first lady, Fatima Bio, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione nei confronti del problema auspicando leggi più severe nei confronti di chi si macchia di questo crimine.
Al momento chi viene giudicato colpevole di stupro può essere condannato a una pena che va dai 5 ai 15 anni di carcere. Si chiede una norma che invece preveda l’ergastolo per chi stupra una minore.
Hands Off Our Girls – Giù le mani dalle nostre ragazze – questo il nome della campagna portata avanti da Fatima Bio e da un folto gruppo di attivisti. Essa prevede non solo maggiore attenzione alla questione degli stupri ma un programma che limiti i matrimoni e le gravidanze precoci che frenano lo sviluppo sociale, culturale ed economico delle donne.
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