È stata condannata a 15 anni di carcere la donna accusata di commerciare da anni grossi quantitativi di avorio dalla Tanzania alla Cina.
La chiamavano “Ivory Queen“, Yang Fenglan”imprenditrice” cinese che aveva trovato nel contrabbando di questa merce preziosa la sua ragione di vita e dei suoi affari lucrativi. C’era lei a capo di un vasto traffico di avorio che le aveva già fruttato 2.5 milioni di dollari e causato la morte di circa 400 elefanti. Condannati con lei anche due cittadini della Tanzania. Gli inquirenti erano sulle sue tracce dal 2015.
La donna viveva in Tanzania dal 1970 ed era segretaria del Consiglio degli Affari sino-africani nel Paese. Possedeva anche un noto ristorante nella capitale Dar es Salaam.
Il bracconaggio è la causa principale del pericolo a cui sono sottoposti negli ultimi decenni molte specie africane, tra queste, appunto, l’elefante.
In particolare il bracconaggio destinato a rifornirsi di zanne d’avorio – di cui la Cina è il maggior richiedente – avrebbe causato il calo della popolazione africana di elefanti pari al 20%, solo nell’ultimo decennio.
Secondo l’organizzazione ambientalista The International Union for Conservation of Nature (IUCN), la popolazione di elefanti africani è passata – negli ultimi 10 anni – da 415,000 a 110,000.
Quest’arresto è uno dei più rilevanti degli ultimi tempi. Va comunque sottolineato che, spesso, questi tipi di commercio, e la possibilità per vere e proprie gang di agire nel Paese per tanti anni, è consentita anche dagli stretti legami tra persone come “Ivory Queen” e il mondo politico.
La corruzione è infatti molto alta, anche se – negli ultimi tempi – la pressione delle associazioni ambientaliste sta portando ad alcuni risultati.
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