Da qualche sgiorno Uganda e Rwanda, Paesi confinanti dell’Africa orientale, sono ai ferri corti nelle loro relazioni diplomatiche, ma anche commerciali.
Il Rwanda accusa l’Uganda di Museveni di sostenere e ospitare gruppi ribelli che si oppongono al Governo di Paul Kagame.
“Accuse false” ha replicato il Governo ugandese. “L’Uganda non permetterebbe a nessuno di minacciare un Paese vicino” ha detto il ministro degli Esteri, Sam Kutesa.
A riscaldare l’atmosfera è stata la decisione del Rwanda di vietare i suoi cittadini di attraversare il confine verso l’Uganda. Inoltre, il Rwanda ha fermato camion che trasportavano merci ad uno dei punti di accesso più utilizzati e affollati del confine, Katuna.
In particolare, il Rwanda, nella persone del ministro degli Esteri, Richard Sezibera ha detto che il Paese vicino sta offrendo ospitalità ai membri di due gruppi ribelli, il- Rwanda National Congress (RNC) e il Democratic Forces for the Liberation of Rwanda (FDLR).
Come ricorda la Reuters, l‘RNC è un gruppo guidato da alcuni dei principali dissidenti dell’attuale Governo, incluso Kayumba Nyamwasa, che vive inn Sud Africa e chw considera l’RNC un vero e proprio partito politico.
L’FDI è costituito prevalentemente da ex soldati rwandesi e ex milizie hutu che avevano lasciato il Paese per rifugiarsi nella Repubblica Democratica del Congo, quando – proprio Kagame – entro a Kigali e mise fine al genocidio del 1994 che in soli 3 mesi fece oltre 800.000 morti tra tutsi e hutu moderati.
Il ministro degli Esteri rwandese, in una conferenza stampa, ha anche affermato che Kampala sta arrestando, torturado e perseguitando cittadini rwandesi “per motivi che non comprendiamo e in spregio ad ogni regola e relazione internazionale“. A detta del ministro si tratterebbe finora di 190 casi a cui vanno aggiunte 986 deportazioni. Lo ripartono i giornali locali.
La situazione tra i due Paesi è molto tesa e anche l’aspetto economico e commerciale ne sta risentendo moltissimo.
Dal 27 febbraio scorso, data in cui è iniziato il blocco dei mezzi provenienti dall’Uganda, ma anche dal Kenya, centinaia di cargo e di mezzi pesanti che trasportano benzina, cibo, materiale da costruzione e molto altro sono fermi al check-point frontaliero di Katuna.
L’Uganda ha fatto sapere che investirà della questione l’East African Community (EAC), che ha sede in Arusha, Tanzania. Il Governo ugandee considera il comportamento del vicino come estremamente dannoso per gli affari commerciali del Paese. Un sabotaggio, lo hanno definito.
La rotta commerciale che passa per Katuna è infatti strategica e fondamentale. Chiuderla vuol dire provocare danni all’economia che possono avere ripercussioni sia per le grandi aziende che per i piccoli commercianti locali.
Una situazione, questa, che di certo non avvantaggia nessuno.
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