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Ghana, le chiese paghino le royalties. Lo chiede organizzazione sul copyright

Anche le chiese devono essere soggette alla legge sul copyright. Pagare, cioè, le royalties per i brani che suonano e cantano durante le cerimonie religiose. E ne sono tante le chiese, soprattutto in un Paese come il Ghana, dove non solo sono sempre affollate, soprattutto la domenica, ma ne continuano a sorgere in ogni luogo, anche i più remoti, ad una velocità impressionante. Grandi e piccole, secondo il seguito e l’importanza (e disponibilità economica) del pastore e della sua comunità.

A chiederlo è la Ghana Music Rights Organisation (GHAMRO), organizzazione che si occupa di garantire il rispetto del diritto d’autore.

Come ha detto il direttore generale della GHMRO, Jonathan Cudjoe, le chiese dovrebbero essere soggette al Ghana Copyright Act del 2005. Nella normativa si  afferma che “in qualsiasi luogo pubblico viene utilizzata una registrazione sonora […] l’originale  artista esecutore e il produttore dell’opera hanno diritto ai diritti in conformità con la presente legge“.

Dalla GHAMRO fanno sapere che sono già in corso le trattative con le varie diocesi e le chiese locali di Accra, che probabilmente, quindi, saranno le prime a doversi mettere in regola. Ma non ci si fermerà solo nella capitale, assicurano i vertici della Ghana Music Rights Organisation.

La GHAMRO vorrebbe inoltre  estendere la sua battaglia per il pagamento regolare delle royalties anche alla Rete, ma certo – ammettono – sarà più difficile ottenere riscontri da chi usa online i brani coperti dal copyright.

Per le chiese, però, c’è tutta l’intenzione di far funzionare la legge in materia. A vantaggio, dicono, degli artisti e a tutela dei loro diritti.

 

 

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