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Bambini schiavi sul Lago Volta. La contro narrativa che smonta il sensazionalismo della CNN

Non è raro trovarsi a leggere storie drammatiche provenienti dall’Africa e diffuse su media occidentali.

Ma se nel passato l’Africa tutta – compresa la sua classe dirigente e la sua élite – subivano un certo tipo di narrativa “a senso unico”, oggi – per fortuna – capita sempre più spesso che giornalisti, scrittori, accademici africani intervengano per “correggere il tiro” e raccontare la propria versione dei fatti. Che spesso smentisce, svergogna, o di certo, ridimensiona, la narrativa occidentale.

È accaduto recentemente con la questione della “presunta” schiavitù a cui sarebbero sottoposti centinaia di bambini intorno alle aree del lago Volta nella regione del Volta, appunto, in Ghana. Il reportage – comprensivo di un breve video – è stato pubblicato dalla CNN.

Chi scrive e  gira documentari sa bene quante cose entrano in gioco quando un intervistato risponde alle tue domande sapendo bene quello che ci  si aspetta daa lui e come sia labile il confine tra la realtà e la necessità (o decisione a aprioristica) di un giornalista di raccontare una storia facendone risaltare degli aspetti anziché altri. Brutto a dirsi, ma meglio essere onesti.

Comunque sia stavolta, dicevamo, su questo caso dopo qualche giorno è stata pubblicata una contro narrazione.

Gli autori – firme certamente autorevoli – hanno scelto Al Jazeera. Autorevoli, informati e, soprattutto, ghanesi,

Soprattutto perché si presume che la realtà e le situazioni di quei luoghi e di quelle società le conoscano assai meglio di quei giornalisti “mordi e fuggi”  da “esclusive” che spesso non sono altro che sensazionalistici travisamenti della realtà a uso e consumo di un pubblico famelico di storie dall’Africa arretrata, primitiva, povera, in perenne lotta per la sopravvivenza, e via con i soliti stereotipi. E ad uso e consumo di ONG o di volontari  con la sindrome del salvatore del mondo.

In realtà – come spiegano gli autori dell’articolo che smonta quello allarmistico dell’emittente americana – la pesca sul lago Volta è un’attività che investe complesse (ma anche semplici per chi le vive) relazioni sociali e familiari.  Vi si dedica tutta la famiglia e spesso i bambini sono iniziati fin da piccoli. C’è di più, sono loro stessi che spesso scelgono di dedicarsi all’attività del padre (e che era del nonno),  non vedendo nella scuola alcuno sbocco per il futuro.

Le accuse di traffico di bambini e della loro vendita come schiavi, si scontrano con le dinamiche familiari, allargate e strette nello stesso tempo. Dinamiche che fanno sì che un bambino possa allontanarsi da casa per andare ad aiutare un parente lontano e con più possibilità che, a sua volta (e in cambio del lavoro, certo) aiuta i familiari del giovane.

Nel 2017, affermano gli autori dell’articolo su Al Jazeera, 674.000 bambini in istituti statali americani hanno subito i più diversi tipi di violenza e abusi. “Ricordiamo questo dato – dicono gli autori – non per puntare il dito, ma per  far notare quanto il linguaggio di giornalisti, ONG e altri commentatori, sia molto più temperato – anche in presenza di diritti dei bambini – se si parla di fatti che accadono in Occidente: Diverso è il linguaggio per  quanto accade nel Sud del mondo“.

Perché se parliamo di bambini posti in stato di schiavitù, allora dovremmo anche indicare come “schiavi” tutti quei minori immigrati che, in modo davvero crudele, vengono divisi dai genitori e messi in centri detentivi negli USA, Inghilterra, Australia e altri Paesi.

Insomma, che potrebbe esserci più di una forma di interesse nel diffondere certe drammatiche (e anche abbastanza stereotipate) narrative non è assolutamente da escludere, anzi.. A cominciare dal fundraising di organizzazioni varie, coadiuvate dall’aiuto di locali organizzazioni o privati.

Il solo studio indipendente fatto nell’area è quello dell’ILO (Organizzazione internazionale per il lavoro) che, nel 2013, dichiarava esagerate le affermazioni riguardanti lo stato di schiavitù di centinaia di bambini nella Regione del Volta.

Questo della CNN è solo l’ultimo articolo del genere in ordine di tempo. C’è chi con queste narrative – piene di stereotipi, esagerate, poco documentate – ha fatto la sua fortuna. Guarda caso qualche anno fa fu un’americana a scrivere un libro (coadiuvata da una giornalista) su questo tema. Poi, come prassi vuole, ha fondato una ONG per “salvare i bambini schiavi del lago Volta”. Bambini che, dopo tanti anni, sono ancora lì. A farsi riprendere dalle televisioni e a farsi scattare foto.

A proposito, (e a proposito dei diritti dei minori) qualcuno ha chiesto a quei bambini se volevano essere fotografati? Se volevano essere mostrati in video in tutto il mondo? Se sapevano che le loro storie sarebbero diventate business per molti, ma non per loro?=

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