Omar al-Bashir, per trent’anni a capo del Sudan e rimosso dai militari dopo mesi di proteste, ha un alleato nel presidente ugandese Yoweri Museveni.
Il governo dell’Uganda ha dichiarato che è disposto a prendere in considerazione la possibilità di concedere asilo all’ex presidente sudanese. Lo farebbe “in segno di apprezzamento per il suo ruolo nell’accordo di pace in Sud Sudan“.
Lo ha detto, parlando con i giornalisti, il ministro degli affari esteri dell’Uganda, Henry Okello Oryem. “Il presidente Omar Bashir è stato co-garante per l’accordo di pace del Sud Sudan, ha svolto un ruolo molto importante e per il quale gli siamo molto grati. Il suo asilo in Uganda è qualcosa che possiamo considerare“. A renderlo noto è l’AFP.
Al-Bashir è ricercato dalla Corte penale internazionale con l’accusa di genocidio e crimini di guerra relativi al conflitto nella regione del Darfur.
Il presidente Museveni è tra quei leader che non hanno una buona considerazione della CPI. Secondo lui, come ebbe a dire una volta, la Corte internazionale sarebbe costituita “da un mucchio di persone inutili“.
Il governo militare transitorio, che ha preso le redini subito dopo la deposizione dell’ex capo di Stato, ha fatto comunque sapere che non c’è alcuna intenzione di estradarlo. Il conflitto del Darfur, spesso definito un genocidio, cominciò nel 2003 e dal 2009 vige una tregua.
Ha visto contrapporsi le truppe regolari governative e i famigerati janjaweed ai due gruppi militari: Sudan Liberation Army (SLA) e Justice and Equality Movement (JEM), portatori delle istanze della popolazione (non araba, non musulmana) che lamenta forti discriminazioni e l’oppressione dal parte del Governo di Khartoum.
La stima delle vittime rimane incerta. Si parla di oltre 400.000 persone uccise e 2.7 milioni costrette a lasciare le loro case.
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