Bisogna leggere i numeri per capire la realtà e complessità del fenomeno migratorio.
Leggere i numeri, inoltre, vuol dire uscire dalla spirale dell’allarmismo e dell’utilitarismo politico. E vuol dire mettere in atto quella contro narrazione che contrasta la distorsione dell’informazione.
Qualche giorno fa – in occasione del Forum annuale tenuto quest’anno ad Abidjan – la Mo Ibrahim Foundation ha rilasciato uno studio che riguarda le migrazioni africane.
La Fondazione sottolinea che i 36 milioni di migranti africani rappresentano solo il 14,1% della popolazione mondiale di emigranti e il 70% di questi si muovono all’interno del continente. Molto meno dei migranti asiatici, che sono il 41% e degli europei, il 23,7%. India, Messico, Russia e Cina sono i Paesi che hanno il maggior numero di migranti. L’Egitto, il primo Paese del continente africano in origine di percentuale di migranti non è che al diciannovesimo posto di questa lista.
Il 70% dei migranti sub sahariani rimane in Africa, dunque. Sud Africa, Costa d’Avorio e Uganda sono le tre destinazioni più popolari non solo per gli africani, ma anche per i migranti del mondo. Libanesi, palestinesi, siriani, francesi, inglesi, italiani, tutte le nazionalità – in numeri e percentuali diverse – sono presenti tra i migranti che vivono in Africa.
Secondo l’ONU il numero dei migranti in tutto il mondo è cresciuto notevolmente negli ultimi 17 anni. Nel 2017 i migranti sono stati 258 milioni. Erano stati 173 nel 2000.

Migrazioni nell’anno 2017. Mappatura a cura del Dipartimento Economia e Affari Sociali delle Nazioni Unite
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