Cosa accade se una compagnia cinese pretende il pagamento di pedaggi su strade africane? Avviene che la popolazione cerca di ribellarsi, anche se può fare poco, soprattutto se questo accade in aree remote e lontane dalla città e centri di potere. Anche se i membri di Governo della provincia saranno certamente al corrente di questa “insolita” novità.
Accade nella provincia del Kasai, nella Repubblica Democratica del Congo, e a intascare i pedaggi è la CREC 7, filiale congolese del China Railway Group Limited. Si tratta, appunto, di un tratto di strada costruito dalla compagnia e che collega la città di Matamba al posto di confine di Kalamba-Mbuji, vicino all’Angola.
La notizia, con tanto di foto e tariffe, è stata diffusa da un collaboratore di Obsever France 24 e naturalmente ha destato disagio e proteste. Il motivo addotto dagli impiegati cinesi incaricati di far pagare il pedaggio (viene anche rilasciata una ricevuta) è che lo Stato deve loro del denaro. “Nel progetto di costruzione della strada – ha detto un impiegato della compagnia – il Governo non ha impegnato fondi e così bisogna finanziarla“.
Le strade però sono in pessimo stato e praticamente impraticabili in molti punti, come dimostrano le foto e i video diffusi sui social.
I prezzi sono tra l’alto molto alti, circa 9 euro (10 dollari statunitensi) per il passaggio di una jeep, dieci volte tanto (100 dollari) per un camion. Ed esiste un vero e proprio tariffario. Come se non si trattasse di una compagnia straniera ma dello Stato congolese – o di un’impresa statale – ad aver stabilito la tassa a cui nessuno può opporsi.
Dov’è lo Stato? Dov’è la nostra sovranità? Lo domandano i cittadini, che tra l’altro lamentano che l’azienda di costruzione non impiega personale locale, anche se qualificato.
In marzo, il neo presidente, Félix Tshisekedi, promise un finanziamento di 135 milioni di dollari per migliorare lo stato delle strade. La promessa rientrava nel piano di emergenza dei 100 giorni per rilanciare l’economia e la sicurezza nel Paese. Se questi sono i risultati, commentano i cittadini congolesi, c’è poco da sperare.
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