La violenza terroristica nel Sahel non accenna a diminuire. Anzi, si va espandendo nel Golfo di Guinea e va considerato un problema globale. Lo ha ammesso anche il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres a margine di un incontro dell’dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.
“Temo – ha detto Guterres – che abbiamo collettivamente fallito nell’affrontare le cause profonde della crisi: povertà, cattiva governance, impunità, che alimentano l’ascesa dell’estremismo violento“.
I gruppi terroristici stanno dunque “sfruttando i conflitti locali e si stanno posizionando come sostenitori delle comunità“. ha aggiunto. “Tutto ciò è aggravato dai cambiamenti climatici” poiché la scarsità di risorse naturali alimenta ovviamente le tensioni.
Lo scorso anno – è stato ricordato durante l’incontro – in Nigeria gli scontri tra pastori e agricoltori hanno causato più vittime di Boko Haram.
Solo nei paesi del G5 Sahel (Burkina Faso, Mali, Mauritania, Niger e Ciad), il numero di morti civili tra il 2012 e il 2018 è quadruplicato.
Più di 5 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, oltre 4 milioni sono sfollati, 3 milioni di bambini non vanno a scuola e quasi 2 milioni di persone sono vittime dell’insicurezza alimentare.
Gli sforzi della comunità internazionale dovrebbero quindi innanzitutto concentrarsi sul fronte politico se davvero si vuole arrivare ad una pace regionale sostenibile. Per fermare le violenze non bastano le azioni militari e neanche le missioni delle Nazioni Unite come MINUSMA, in Mali dal 2013.
“Dobbiamo riconoscere che la lotta del G5 Sahel contro il terrorismo non è solo una questione del G5 Sahel; non è nemmeno solo un problema regionale o africano, è un problema globale” ha concluso il segretario ONU, poiché le minacce potrebbero diffondersi ben oltre la regione e saranno minacce alla sicurezza globale e collettiva di tutto il mondo.
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