Ci risiamo. Il Governo ugandese torna a terrorizzare la comunità gay. Lo fa con una legge ribattezzata “Kill the Gays” che prevederebbe la pena di morte per gli omosessuali.
La legge, già presentata cinque anni fa, fu poi rigettata per un cavillo tecnico (ma anche per le forti pressioni e reazioni della comunità internazionale).
Gli Stati Uniti ridussero gli aiuti al Paese, imposero restrizioni sui visti e cancellarono i training ai militari ugandesi. Ridussero o sospesero gli aiuti anche la Banca Mondiale, Svizzera, Norvegia, Danimarca e Paesi Bassi.
“L’omosessualità non è una cosa naturale per gli ugandesi, ma c’è stato un massiccio reclutamento da parte di persone omosessuali nelle scuole, e in particolare tra i giovani, dove stanno promuovendo la falsità che le persone nascono in quel modo“, ha dichiarato il ministro dell’Etica e dell’Integrità, Simon Lokodo in un’intervista rilasciata alla Thomson Reuters Foundation.
“La nostra attuale legge penale è limitata – ha continuato – criminalizza solo l’atto. Vogliamo invece chiarire che chiunque sia anche coinvolto nella promozione e nel reclutamento deve essere criminalizzato. A coloro che commettono gravi atti verrà comminata la condanna a morte“.
La legge che – come ha tenuto a precisare il ministro – ha la totale approvazione del presidente Yoweri Museveni, sarà ora sottoposta (nuovamente) all’esame del Parlamento e si conta di approvarla entro la fine dell’anno. Ed è cominciata la mobilitazione dei parlamentari perché votino a favore.
Il Paese è uno dei più restrittivi e aggressivi nei confronti dei gay. Nessuno ha dimenticato la campagna giornalistica del 2010, quando un giornale locale pubblicò foto, nomi e indirizzi di persone ritenute omosessuali, invitando la popolazione a liberarsene. “Hang them” (Impiccateli) era il titolo.
Nel bigottismo di questo Paese gioca un ruolo forte la presenza massiccia di fondamentalisti evangelici statunitensi, a cui è vicina anche la famiglia Museveni.
La preoccupazione è grande tra la comunità gay e già molti sono stati costretti a lasciare il Paese a causa di aggressioni, violenze e minacce.
Un atteggiamento, quello verso i gay, che data al periodo coloniale britannico. Anche in quell’epoca la criminalizzazione dei gay era fortissima e questi ultimi erano puniti, appunto, anche con la morte.
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