La questione dello ius soli non è un dibattito che riguarda solo il nostro Paese, l’Italia. Recentemente in Ghana si è aperta una querelle che vede contrapposti un “cittadino” di etnia fulani e lo Stato.
A sollevare il caso è stato Awudu Seidu, 24 anni, che si è visto rifiutare la carta d’identità (obbligatoria ormai in Ghana da molti anni). “Sono nato e cresciuto in Ghana – ha raccontato il giovane all’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle – i miei nonni hanno combattuto nella Seconda guerra mondiale sotto la bandiera di questo Paese. Ora il Ghana ci rifiuta, abbiamo tutto qui, dove dovremmo andare?”
Ma questo non basta né allo Stato né al direttore generale dell’Autorità nazionale di identificazione, Kenneth Agyemang Attafuah. “La legge ghanese sulla cittadinanza è diversa da quella statunitense o quella britannica. In Ghana se sei nato da parenti stranieri non puoi essere considerato ghanese. Né conoscere la lingua fa di te un ghanese, né che i tuoi parenti abbiano vissuto in Ghana, neanche se fossero stati qui da milioni di anni. Ciò che conta è ottenere la naturalizzazione“.
La situazione di Awudu Seidu non è unica. Sono circa 800.000 i fulani in Ghana. I loro figli vanno a scuola e alcuni di loro lavorano anche nel settore pubblico. Sarà certo difficile ora condurre una vita normale in questo Paese se non gli sarà concesso il documento d’identità.
Da oggi in poi queste persone, migliaia di persone, rientreranno ufficialmente nella categoria degli apolidi.
Da tempo, comunque, le relazioni tra i fulani, perlopiù nomadi, pastori e di religione musulmana, e gli altri gruppi etnici del Paese sono tesi. E spesso sono sfociati in violenze, saccheggi e, addirittura, stupri. Una situazione così seria che il presidente Nana Akufo Addo recentemente ha proposto la creazione di ranch per trovare “un’amichevole e durevole soluzione alla minaccia dei pastori fulani“.
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