L’accesso a Internet in Africa continua a essere più caro che nella maggior parte degli altri Paesi del mondo. Lo conferma l’ultimo rapporto di The Alliance for Affordable Internet (A4AI), coalizione che lavora a livello globale per la riduzione dei costi della Rete nei Paesi a basso e medio reddito. 136 i Paesi analizzati per il report 2019.
L'”accessibilità economica” per A4AI è stabilita in un costo che non deve superare il 2% del reddito mensile per l’uso di 1 GB di dati mobili a banda larga. Ma la media in tutto il continente africano è del 7,12% e in alcuni casi 1 GB costa più di un quinto del guadagno medio mensile.
“Prezzi troppo costosi per tutti, tranne per quei pochi con un reddito più alto“, si legge nel rapporto. Sarebbe proprio l’alto costo di accesso ai dati la ragione principale per cui circa il 49% della popolazione mondiale è offline.
Anche se va aggiunto che, se nel 2005 la crescita dell’accesso a Internet in Africa era solo pari al 2%, nel 2018 la crescita è stata pari al 24%.
In particolare in Ciad, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica Centrafricana chi vuole usare Internet deve essere pronto a pagare oltre il 20% dei propri guadagni e per 1 solo GB di dati.
Al contrario, le tariffe più convenienti nel continente sono in Egitto, allo 0,5% e Mauritius, allo 0,59%.
I costi stanno diminuendo più rapidamente nei Paesi a basso reddito rispetto a quelli a medio reddito, ma in molti casi i prezzi rimangono proibitivi. E così Internet diventa un lusso.
Esempi di reddito medio includono Malesia, Colombia, India, Giamaica, Sudafrica e Ghana, mentre tra gli esempi a basso reddito ci sono Nepal, Mali, Haiti, Liberia, Yemen e Mozambico.
Una maggiore liberalizzazione dei mercati e misure per aumentare la competitività aiuterebbero a ridurre questo divario e a rendere accessibile l’uso della Rete per chi ora ne è tagliato fuori. Dunque maggiore concorrenza con regole eque per l’ingresso nel mercato e incentivi per incoraggiare nuovi concorrenti.
Non mancano comunque esempi di scelte lungimiranti da parte di singoli Stati, come la Namibia, che ha permesso l’ingresso in questo mercato a nuovi fornitori di servizi facendo così diminuire i costi, o come il Kenya che ha eliminato la tassa sui telefoni. Anche l’accesso ai Wi-Fi gratuito, per ora molto limitato nei Paesi africani e solo nelle metropoli, può garantire ai cittadini il “diritto a Internet“.
Diritto non certo riconosciuto da quei Paesi e Governi che spesso utilizzano l’arma dello shutdown (spegnimento) per eliminare il dissenso.
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