Esistono oltre 1.900 specie di insetti commestibili. Le specie sono state classificate dalla FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura
Visto che entro il 2050 si arriverà a 10 miliardi le persone sul pianeta, ci sarà anche, ovviamente, un aumento della produzione di alimenti e mangimi. Questo significherà una pressione ancora maggiore sull’ambiente con scarsità di terreni agricoli, acqua, foreste, risorse della pesca e problemi con la biodiversità.
In questo panorama torneranno assai utili molti tipi di insetti che, affermano gli specialisti dell’ONU, contengono proteine, vitamine e amminoacidi di alta qualità per l’uomo.
Senza contare il minore impatto sull’ambiente. Per fare un esempio, i grilli hanno bisogno di sei volte meno cibo dei bovini, quattro volte meno delle pecore e due volte meno dei maiali e dei polli per produrre la stessa quantità di proteine.
Inoltre, emettono meno gas serra e ammoniaca rispetto al bestiame e richiedono significativamente meno terra e acqua. Gli insetti possono essere coltivati su rifiuti organici.
Dal 2003, la FAO sta lavorando proprio sull’uso e diffusione degli insetti commestibili. Tra le aree di intervento la condivisione di conoscenze attraverso pubblicazioni, riunioni di esperti e un portale web sugli insetti commestibili; il sostegno ad alcuni Paesi attraverso progetti sul campo.
Quest’anno è stato anche pubblicata una guida sulle buone pratiche per i produttori di insetti commestibili.
Secondo un report il mercato globale degli insetti buoni da mangiare raggiungerà 1,181.6 milioni di dollari entro il 2023.
Soprattutto in Asia e in Africa, gli insetti sono considerati prelibatezze. Cibo ad alto contenuto proteico.
Queste aree del mondo faranno certamente meno fatica ad adattarsi a un nuovo regime alimentare quando il sovraffollamento della terra magari lo richiederà.
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